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Cresce la contestazione: docenti del Bramante dicono no ai bersaglieri nelle scuole

I docenti del Liceo Bramante di Magenta si oppongono all’ingresso delle forze militari nelle scuole, contestando un protocollo che promuove valori patriottici ritenuti incompatibili con l’educazione moderna.

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Cresce la contestazione: docenti del Bramante dicono no ai bersaglieri nelle scuole - Movitaliasovrana.it

Un gruppo di docenti del LICEO BRAMANTE di MAGENTA ha avviato una forte opposizione riguardo all’ingresso delle forze militari nelle aule scolastiche. Questa polemica è scaturita dopo la scoperta di un protocollo d’intesa firmato tra il MINISTERO DELL’ISTRUZIONE E DEL MERITO e l’ASSOCIAZIONE NAZIONALE BERSAGLIERI. Lo scopo di questo accordo è promuovere i valori della Costituzione all’interno delle scuole, in particolare attraverso il programma di educazione civica. Tuttavia, gli insegnanti sostengono che l’inserimento dei bersaglieri nelle istituzioni educative sollevi molte domande e preoccupazioni.

L’allerta dei docenti

Il protocollo, firmato lo scorso anno dalle deputate di Fratelli d’Italia, PAOLA FRASSINETTI e PAOLA CHIESA, è stato considerato dai docenti del BRAMANTE come potenzialmente problematico. Sebbene i principi espressi nel documento sembrino innocui e in linea con gli obiettivi di altri enti, i professori hanno ritenuto necessario esaminare con attenzione gli intenti sottesi a tale accordo. Infatti, tra i punti chiave si trova l’obiettivo di far conoscere ai giovani la storia risorgimentale e i simboli nazionali, come l’emblema, il tricolore e l’INNO NAZIONALE.

Tuttavia, il contenuto del protocollo suscita preoccupazioni, soprattutto in relazione all’idea di promuovere il rispetto dello Stato e il “l’amor di Patria”. Le parole scelte nei documenti ufficiali, come “custodire le tradizioni” e “spirito di vita”, non incontrano il favore degli insegnanti, i quali ritengono che possano trasmettere valori in contrasto con quelli educativi che professano quotidianamente.

I valori che dividono

Nella missiva inviata al ministro GIUSEPPE VALDITARA e ai colleghi in tutta Italia, gli insegnanti mettono in evidenza che il decalogo valoriale associato ai bersaglieri prevede parametri di comportamento che non condividono. Tra questi ci sono l’“obbedienza assoluta” e una forma di rispetto tale che non trova applicazione nelle loro pratiche educative moderne. Questi aspetti appaiono incompatibili con i principi educativi che si pongono come obiettivo di sviluppare nelle giovani menti la capacità di analisi critica e il senso di libertà.

In particolare, gli insegnanti richiamano l’attenzione sull’importanza di insegnare agli studenti a esercitare il loro spirito critico, secondo l’insegnamento di DON MILANI. La frase “l’obbedienza non è più una virtù” viene citata per sottolineare che la ribellione e il dissenso possono essere fattori proattivi nella nascita di nuove idee e norme sociali.

L’importanza della famiglia

Un aspetto fondamentale su cui i docenti si focalizzano è il significato della famiglia nell’educazione. A loro avviso, le diverse forme di famiglia sono cruciali per la crescita personale degli studenti e non devono essere associate a visioni rigidamente tradizionaliste. Sottolineano l’importanza di considerare le famiglie come spazi vitali per lo sviluppo armonioso dell’individuo, senza imporre modelli ideali di vita, né sacralizzarli al di fuori del contesto educativo.

Gli insegnanti si impegnano a promuovere una cultura inclusiva e aperta, lontana da imposizioni ideologiche e legami stretti con associazioni militari che potrebbero condizionare il percorso formativo degli studenti. Le loro lettere non solo manifestano chiarezza nelle intenzioni, ma pongono anche interrogativi su quale debba essere il ruolo della scuola nel promuovere valori civili e sociali in modo adeguato e moderno.