I porti italiani sotto la lente: illecito e crescita della criminalità organizzata
Un rapporto di Libera evidenzia l’aumento della criminalità organizzata nei porti italiani, con 115 episodi registrati nel 2024, minacciando legalità ed economia dei territori marittimi.

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Un nuovo rapporto di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti, offre un’analisi dettagliata sull’influenza della criminalità organizzata nei porti italiani. Presentato a Genova il 30 maggio, “Diario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani” raccoglie dati e storie che evidenziano un fenomeno preoccupante: l’aumento delle attività illecite che minacciano la legalità e l’economia dei territori marittimi. Lo studio, curato da Francesca Rispoli, Marco Antonelli e Peppe Ruggiero, si basa su fonti affidabili, includendo le relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia, della Direzione Investigativa Antimafia e altri enti.
L’aumento dei casi di criminalità nei porti
Libera ha rilevato un significativo incremento nel numero di episodi criminali nei porti italiani. Nel 2024, il porto di Livorno si classifica al primo posto con 16 casi accertati. Complessivamente, i porti italiani hanno visto un aumento del 4,5% dei crimini, per un totale di 115 episodi registrati. Seguono Genova e Bari, entrambi con 10 casi, mentre Napoli ha visto un incremento da 2 a 7 casi nell’arco di un anno. Inoltre, diversi porti, come Barletta, Carrara e San Benedetto del Tronto, sono emersi come nuovi punti di interesse per la criminalità organizzata.
Dal punto di vista regionale, la Liguria guida la classifica con 18 casi, seguita dalla Toscana e dalla Puglia . Gran parte degli episodi analizzati da Libera riguardano attività illegali legate all’importazione e all’esportazione di merci, con un’alta percentuale di traffico di prodotti contraffatti e stupefacenti . Questi numeri mettono in evidenza come i porti, che dovrebbero rappresentare centri di attività commerciali legittime, siano invece utilizzati per attività criminose.
Riflessioni sul triennio 2022-2024
Analizzando il triennio dal 2022 al 2024, emergono dati allarmanti: 365 eventi criminali sono stati registrati, uno ogni tre giorni. Il 2022 si colloca come l’anno più grave, con episodi di illegalità diffusi in 42 porti. Genova e Livorno, in particolare, rappresentano il 20% del totale dei casi. Al secondo posto si trova Ancona, seguita da Palermo. Queste statistiche, secondo Libera, evidenziano non solo la persistenza della criminalità, ma anche l’impegno delle forze di polizia e delle istituzioni nel contrastarla.
Francesca Rispoli ha commentato l’emergente tendenza, sottolineando il lavoro fondamentale dei vari enti di controllo. Tuttavia, l’aumento dei casi indica che la mafia e altre organizzazioni continuano a esercitare il loro potere nelle aree portuali.
Un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale
L’analisi rivela che i gruppi criminali attivi nei porti italiani sono ben 26, spaziando da organizzazioni mafiose storiche a gruppi meno noti. Lo studio svolto da Libera mette in luce come i porti siano diventati obiettivi strategici per incrementare profitti illeciti e instaurare collusioni. La ‘ndrangheta, la camorra, cosa nostra e altri gruppi come la banda della Magliana e la Sacra Corona Unita sono tra i protagonisti di questa attività criminosa.
In aggiunta ai gruppi italiani, anche organizzazioni di origine asiatica, dell’Est Europa e del Nord Africa sono rilevanti nel contesto della criminalità portuale. L’illegalità non si limita a un’unica area geografica, ma è un problema che interessa tutto il Paese, creando preoccupazione su diverse scala.
La posizione strategica dei porti italiani
Francesca Rispoli ha messo in evidenza quanto i porti siano fondamentali non solo per il commercio, ma anche come terreni di scontro per interessi criminali. Le operazioni di contrabbando, il traffico di droga e le frodi fiscali sono molteplici, e tali condizioni offrono terreno fertile a soggetti disonesti. Il contesto di finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo delle infrastrutture portuali, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, richiede una vigilanza ancora maggiore per prevenire infiltrazioni nella catena logistica legale.
Questa situazione complessa e critica richiede attenzione costante, sottolineando l’importanza di un monitoraggio attento e di strategie efficaci per combattere la criminalità nei porti, garantendo così la sicurezza e la legalità.