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Il nucleare in Italia: costi, eredità e sfide ancora aperte per il Governo Meloni

L’Italia affronta una crisi nucleare con scorie radioattive in aumento e costi di gestione crescenti, mentre il governo Meloni propone una ripresa del settore senza risolvere le problematiche esistenti.

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Il nucleare in Italia: costi, eredità e sfide ancora aperte per il Governo Meloni - Movitaliasovrana.it

L’Italia si trova ad affrontare le conseguenze dell’era del nucleare mentre il Governo Meloni propone una ripresa del settore. Allo storico incontro con Confindustria a Bologna del 27 maggio, la premier ha ribadito le intenzioni del governo, ma la realtà è ben diversa: i cittadini e i territori stanno ancora pagando un prezzo elevato a causa delle scorie nucleari e della gestione insufficiente dei rifiuti radioattivi. In questo articolo esploriamo la condizione attuale delle scorie nucleari, i costi della gestione e le inchieste in corso sui siti contaminati in tutto il Paese.

L’eredità pesante del nucleare in Italia

La situazione attuale della radioattività in Italia è allarmante, con ben 39 milioni di gigabecquerel di radioattività misurati in 23 impianti. Di questi, 31 milioni provengono da barre di combustibile esaurito, esaurito e rimosso dai reattori. Queste barre, già spedite all’estero per il riprocessamento, rappresentano il 99% del combustibile irraggiato nelle quattro ex centrali italiane, con il ritorno previsto nel 2025, ma è incertezza su dove andranno a finire. Questo cumulo di radioattività non è solo un problema di scorie, ma anche di costi che continuano a lievitare per la gestione dei rifiuti in Italia e all’estero.

Fino a poco tempo fa, i costi per gestire questi rifiuti venivano sostenuti direttamente dai cittadini tramite le bollette, ma ora è lo Stato a trasferire annualmente fondi per coprire queste spese. I siti in questione, come Rotondella, sono sotto investigazione per violazioni nelle procedure di gestione, come lo sversamento di acque contaminate nelle falde acquifere. Questo caso rappresenta solo uno degli episodi di mal gestione che sollevano preoccupazioni e malcontento fra le comunità coinvolte.

La mappa dei siti contaminati in Italia

Attualmente, oltre le quattro ex centrali nucleari, l’Italia conta più di venti siti in cui sono stoccate scorie radioattive, senza alcun luogo ritenuto idoneo per un deposito nazionale. Dall’Eurex al deposito Avogadro a Saluggia fino ad altri impianti, il paese affronta una vera e propria emergenza nucleare. La mancanza di aree sicure per stoccare i rifiuti ha portato a una situazione in cui i vari siti sono considerati pericolosi e risultati inattendibili.

Gian Piero Godio, vicepresidente di Legambiente, evidenzia come nessuno dei siti attualmente attivi figuri tra le aree idonee secondo la proposta presentata da Sogin. Mentre viene proposta una rinascita dell’energia nucleare, la sicurezza di questi luoghi rimane una priorità. Si punta a scongiurare il ripetersi di incidenti simili a quelli già registrati, alcuni dei quali hanno portato l’opinione pubblica a richiamare l’attenzione su questa questione delicata.

L’attività radioattiva nei depositi italiani

Lo stato dell’attività radioattiva nei depositi italiani è complesso. Secondo dati ufficiali, nel paese sono stoccati oltre 32.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, e la situazione è resa ancora più pesante da stime riguardanti la contaminazione e l’attivazione di materiali. Le aree con maggior radioattività, come quella di Saluggia, rappresentano circa il 75% della radioattività totale in Italia.

Qui, la somma dei dati annualmente forniti dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione offre un quadro sconfortante della presenza di rifiuti. La necessità di un deposito nazionale diventa urgente mentre le comunità locali continuano a vivere sotto la minaccia di potenziali contaminazioni, creando così tensioni sociali e politiche.

La situazione del deposito di Avogadro

Il deposito di Avogadro a Saluggia è considerato il punto focale per lo stoccaggio temporaneo del combustibile riprocessato. Tuttavia, questa struttura, attualmente proprietà di Stellantis, si trova in un’area a rischio di allagamenti causati dal vicino fiume Dora Baltea. Nonostante la richiesta dell’Isin di procedere all’allontanamento del combustibile, il trasferimento delle barre è attualmente bloccato, alla ricerca di soluzioni che garantiscano la sicurezza.

Il costo previsto per il contratto di smaltimento del combustibile ha già superato i 15 milioni di euro e i tempi di realizzazione rimangono incerti. La mancanza di progressi sul deposito nazionale non fa altro che aumentare la preoccupazione intorno a una gestione sempre più costosa e complessa.

Le inchieste e le gravi conseguenze

In provincia di Matera, l’Itrec di Rotondella è sotto inchiesta per la contaminazione delle falde acquifere rilevata dall’Arpab. Le autorità locali hanno chiesto il divieto di coltivazione in aree limitrofe a causa dell’inquinamento. Nonostante i tentativi di ripristinare la situazione, emergono accuse di negligenza riguardanti la gestione dei rifiuti, con alcuni indagati che avrebbero coperto la gravità della situazione.

La Procura di Roma è anche coinvolta riguardo a un incidente di contaminazione avvenuto in un impianto, un ulteriore segnale della necessità di una gestione più responsabile e trasparente delle strutture nucleari. Le storie come queste esemplificano i rischi associati alla legacy nucleare che il Paese non può più ignorare.

Costi e prospettive per il futuro

Sogin ha previsto investimenti complessivi per la sicurezza dei rifiuti radioattivi e la dismissione delle centrali che sono aumentati drasticamente negli anni. Originariamente stimati a 3,7 miliardi di euro, ora i costi sono valutati a oltre 7,8 miliardi, con un piano a lungo termine previsto fino al 2052. Questi numeri pongono interrogativi sulle risorse disponibili e sulle responsabilità di una gestione che è andata avanti senza una direzione chiara.

Le sfide rimangono elevate e la trasparenza è fondamentale per affrontare i timori e le necessità delle comunità locali, reclamando diritto a una gestione sicura e sostenibile delle risorse nucleari. Se non affrontata correttamente, la questione del nucleare continuerà a pesare sul futuro del nostro Paese, con gravi ripercussioni su salute pubblica e ambiente.