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Intervista a Tanya Haj-Hassan: Gli orrori di Gaza e l’appello urgente alla comunità globale

La dottoressa Tanya Haj-Hassan denuncia le atrocità umanitarie a Gaza, evidenziando la devastazione degli ospedali e il dramma dei bambini, chiedendo un intervento urgente della comunità internazionale.

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Intervista a Tanya Haj-Hassan: Gli orrori di Gaza e l'appello urgente alla comunità globale - Movitaliasovrana.it

La situazione a Gaza rimane critica, con gravi conseguenze umanitarie manifestate nel corso degli ultimi 19 mesi. Protagonista di una recente e toccante intervista in onda su Piazzapulita , la dottoressa Tanya Haj-Hassan, medico statunitense esperto in terapia intensiva pediatrica e referente per Medici Senza Frontiere, ha raccontato la sua esperienza e il dramma in atto nella Striscia. Le sue parole pongono interrogativi scomodi e urgenti, che toccano direttamente le coscienze globali.

La testimonianza dalla Striscia di Gaza

Tanya Haj-Hassan si è distinta per la sua testimonianza alle Nazioni Unite, dove ha denunciato le atrocità che i civili palestinesi vivono quotidianamente. Dopo il 7 ottobre, ha partecipato a due missioni umanitarie a Gaza con Medical Aid for Palestinians, occupandosi della cura di pazienti in diversi ospedali fino a fine marzo 2025, quando la situazione ha subito un ulteriore deterioramento a causa della chiusura delle frontiere e della fine del cessate il fuoco. Le sue osservazioni sul campo offrono uno spaccato crudo e realistico delle condizioni sanitarie e sociali, che oggi più che mai richiedono attenzione e intervento.

Ospedali sotto attacco: la verità nascosta

Durante l’intervista, condotta da Corrado Formigli, una delle domande più accese ha riguardato l’accusa di Israele secondo cui gli ospedali di Gaza sarebbero stati utilizzati come basi operative di Hamas. La risposta di Haj-Hassan è stata diretta e precisa: “Gli ospedali dovrebbero essere luoghi di cura e non obiettivi di guerra.” Ha attestato di non aver mai visto, durante i suoi interventi, alcuna attività militare nei pressi delle strutture sanitarie. La dottoressa ha sottolineato che il discorso di giustificazione da parte di Israele non regge, considerando che ben 36 strutture sanitarie pubbliche sono state devastate. La violenza ha colpito anche istituzioni educative, rappresentando un attacco a tutto il tessuto sociale di Gaza.

Il dramma dei bambini e la condizione umanitaria

Haj-Hassan evidenzia come ogni giorno dal 18 marzo 2025, circa 100 bambini vengono mutilati o uccisi. Questa realtà, secondo il medico, rappresenta non solo un fallimento etico della comunità internazionale ma anche una sistematica violazione dei diritti umani. Il termine “genocidio” è stato utilizzato dalla dottoressa per descrivere ciò che sta accadendo, sottolineando l’importanza di un intervento immediato da parte della comunità globale per fermare questa spirale di violenza. Gli esseri umani a Gaza, secondo le sue parole, “sono stati esiliati dalla dignità e dal riconoscimento che dovrebbero avere,” un tema che ritorna più volte nella sua drammatica esposizione.

Un appello alla responsabilità internazionale

Nell’analizzare la situazione, la dottoressa Haj-Hassan ha fatto appello all’intera comunità internazionale affinché utilizzi strumenti economici, militari e politici per porre fine agli orrori che si stanno compiendo. Ha sottolineato che la responsabilità di questi crimini deve essere perseguita e che non si deve permettere che simili atrocità diventino la nuova normalità. L’accento è posto sul fatto che le violazioni delle leggi internazionali e degli umani devono trovare una risposta e una denuncia, fermando così un contesto di impunità.

La sua analisi non si limita al passato recente; si estende anche al lungo percorso di apartheid vissuto dal popolo palestinese, la cui esistenza è rimasta irrilevante ai fini delle politiche internazionali. La dottoressa conclude il suo racconto evidenziando che “è troppo tardi per una giustizia che tarda a manifestarsi, ma non per coloro che soffrono nel presente e hanno ancora la possibilità di tornare a vivere in pace.”