La tragedia di una famiglia a Gaza: il racconto di Alaa al-Najjar e l’appello per Adam
La storia di Alaa al-Najjar, medico a Gaza, evidenzia la devastazione del conflitto: dopo un attacco aereo ha perso gran parte della famiglia e chiede aiuto per il figlio Adam.

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Alaa al-Najjar, un medico pediatra, ha vissuto una tragedia devastante nel contesto del conflitto attuale in Striscia di Gaza. Operando nel Nasser Hospital di Khan Younis, uno dei pochi ospedali ancora in funzione, Alaa ha visto la sua vita e quella della sua famiglia sconvolte da un attacco aereo il 23 maggio. Con un racconto straziante, la donna ha condiviso la sua esperienza e la perdita incommensurabile che ha subito. La situazione a Gaza continua a far emergere storie toccanti di sofferenza e speranza.
Il bombardamento e la devastazione
Il 23 maggio rappresenta una data tragica per Alaa e la sua famiglia. Mentre svolgeva il suo lavoro di medico, un bombardamento dell’Israel Defense Forces ha colpito un edificio a breve distanza dal Nasser Hospital. Quell’edificio era casa sua, e in un attimo, la vita che aveva costruito è andata in frantumi. Al suo ritorno, Alaa ha trovato il suo mondo distrutto: “Quando sono arrivata ho visto la mia casa a terra e i miei figli martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili,” ha riferito con le lacrime agli occhi.
Nella tragedia, gran parte della sua famiglia ha perso la vita. Solo Adam, l’undicenne, e il marito, anch’egli medico, sono sopravvissuti a questo attacco brutale. Due dei suoi figli, rimasti sotto le macerie, non hanno ancora ricevuto una sepoltura dignitosa. Questo evento ha segnato non solo la vita di Alaa, ma anche quella di chi la circonda, rendendo la comunità di Khan Younis partecipe di un dolore condiviso.
Un appello per la sopravvivenza
Le parole di Alaa risuonano come un grido di aiuto: “Chiediamo che il mondo si sollevi e si ribelli per salvare Gaza e i suoi bambini.” La sua richiesta, semplice e diretta, pone l’accento sull’urgente necessità di una tregua e di interventi internazionali che possano fare la differenza tra vita e morte per molti. “Basta, vogliamo solo vivere sicuri,” ha continuato, esprimendo il desiderio collettivo di famiglie come la sua di non dover più affrontare situazioni di questo genere.
Mentre si rincorrono notizie di una possibile tregua, Alaa esprime la sua frustrazione: “Vorrei che mio marito e mio figlio ricevessero assistenza all’estero, insieme. Abbiamo bisogno che escano da Gaza, perché qui le risorse sono estremamente limitate.” La richiesta di evacuazione sanitaria per Adam, l’unico sopravvissuto di una famiglia straziata, si fa sempre più pressante, e la situazione appare disperata.
Speranza di un trasferimento in Italia
Adam, in condizioni critiche, è attualmente ricoverato nel Nasser Hospital. Le istituzioni italiane si sono mobilitate per facilitare il suo eventuale trasferimento in Italia per ricevere cure adeguate. “Ci proviamo,” ha affermato Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, esprimendo il compito di far fronte a un’operazione che potrebbe salvargli la vita. Se tutto andrà come sperato, Adam si unirebbe ai circa 130 bambini già trasferiti in Italia, per un totale di circa 170 persone.
Le autorità italiane stanno collaborando da vicino con il consolato a Gerusalemme e con le autorità palestinesi. “Ci sono offerte anche da altri Paesi,” ha riferito Tajani, ribadendo l’impegno dell’Italia ad aiutare. La Regione Lombardia ha già messo a disposizione le strutture per accogliere il bambino e fornirgli le cure necessarie.
La risposta della politica e delle istituzioni
Il toccante racconto di Alaa ha suscitato una forte reazione da parte di esponenti politici italiani. Giuseppe Conte, leader del M5S, ha sottolineato come sia fondamentale che il governo nazionale prenda immediatamente in considerazione la situazione di Adam e della sua famiglia. Al contempo, Luca Zaia, presidente del Veneto, ha offerto le risorse della regione per garantire le migliori cure al bambino.
Anche l’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani ha espresso piena disponibilità a supportare Adam e a ricevere quanti più bambini possibile in arrivo da Gaza. Le autorità sanitarie hanno già avviato le pratiche necessarie per identificare la struttura che potrà prendersi cura di Adam, con il Bambino Gesù di Roma come una delle opzioni più probabili.
La sfida è ora quella di mettere in moto una serie di azioni che possano supportare non solo la vita di Adam, ma anche il futuro di tanti altri bambini la cui esistenza è appesa a un filo in un contesto di guerra e sofferenza continua. La comunità internazionale è chiamata a rispondere a queste richieste di aiuto, perché ogni vita conta.