Ennesima evasione dal carcere di Bollate: la fuga di Brenda Paolicelli preoccupa le autorità
Evasione di Brenda Paolicelli dal carcere di Bollate riaccende preoccupazioni sulla sicurezza e sull’uso dei permessi di uscita, dopo una serie di fughe recenti che sollevano interrogativi sulle condizioni carcerarie.

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Un clima di ansia e preoccupazione aleggia attorno al carcere di Bollate, dopo la seconda evasione in poche settimane. La notizia dell’uscita dalla struttura penitenziaria di Brenda Paolicelli, una detenuta di 55 anni con un profilo criminale significativo, ha riacceso i riflettori su problematiche legate alla sicurezza e ai permessi di uscita. Le forze dell’ordine sono già al lavoro per rintracciarla, mentre si analizzano le circostanze che hanno portato alla sua fuga.
Il profilo criminale di Brenda Paolicelli
Brenda Paolicelli è una donna con un passato turbolento, già condannata per reati gravi come rapina a mano armata e furto aggravato. Il suo profilo criminale, descritto dal sindacato della Polizia penitenziaria Sappe come di “spessore”, ha messo in allerta le autorità penitenziarie. È stato riferito che durante alcuni permessi di uscita, Paolicelli è tornata in carcere con segni visibili di violenza, il che solleva interrogativi sulla sua situazione e sulle condizioni in cui è stata costretta a vivere.
La notte dell’evasione, il 27 maggio, Paolicelli non ha fatto ritorno al carcere dopo un giorno di licenza per visitare i familiari. Contestualmente alla sua fuga, anche il suo compagno, un uomo di 53 anni con precedenti penali, è risultato irreperibile. Questo legame ha alimentato ulteriormente le preoccupazioni, poiché l’uomo è considerato violento e potrebbe avere un’influenza negativa sulla donna.
L’ondata di evasione dal carcere di Bollate
L’evasione di Brenda Paolicelli è la terza che coinvolge il carcere di Bollate in un breve lasso di tempo. Solo poche settimane fa, Emanuele De Maria, un detenuto che aveva ucciso una collega prima di togliersi la vita mentre lavorava all’esterno del penitenziario, aveva destato scalpore per la sua fuga. Prima di De Maria, nel dicembre 2024, un altro detenuto romeno era evaso mentre si trovava fuori per lavoro. Questi eventi hanno indotto una riflessione seria sull’utilizzo dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che regola i permessi di uscita.
Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Spp, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo a un presunto uso disinvolto dei permessi, asserendo che è fondamentale esaminare attentamente la situazione prima di concedere tali autorizzazioni. Il caso di Paolicelli, con le sue dinamiche e il contesto sociale di violenza, fa emergere questioni scottanti sulla gestione della sicurezza nelle carceri e sulle condizioni di vita dei detenuti.
Le operazioni di ricerca e le conseguenze
Le ricerche per rintracciare Brenda Paolicelli sono state avviate prontamente dal Nucleo investigativo della Penitenziaria, concentrando gli sforzi nell’hinterland a nord di Milano, dove risiedeva il compagno. Le ricerche si estendono anche nella Brianza e in altre aree limitrofe nella speranza di ottenere informazioni sul suo possibile avvistamento.
Sebbene le operazioni siano in corso, il silenzio che circonda la vicenda alimenta ulteriori timori. Il fatto che Paolicelli stesse per concludere il suo periodo di detenzione potrebbe avere giocato un ruolo decisivo nella sua decisione di fuggire. Non è chiaro cosa l’abbia spinta a correre questo rischio, ma il timore è che la situazione possa trasformarsi in un altro caso tragico simile a quello di De Maria.
Un’attenta analisi del sistema di autorizzazione ai permessi di uscita sta diventando un tema cruciale nel dibattito tra le autorità penitenziarie e i rappresentanti dei sindacati. Le evidenze di una gestione non abbastanza rigorosa dei permessi di fuoriuscita potrebbero portare a riforme necessarie per garantire una maggiore sicurezza dentro e fuori le mura del carcere di Bollate. Gli sviluppi della situazione continueranno a essere monitorati con attenzione dalle forze dell’ordine e dai media.