Imbrattata la lapide dei partigiani a Forte Bravetta: l’ennesimo attacco alla memoria nazionale
Un atto vandalico contro la lapide dei partigiani a Roma solleva preoccupazioni sulla memoria storica e i valori democratici, evidenziando il crescente clima di intolleranza e odio nel Paese.

Imbrattata la lapide dei partigiani a Forte Bravetta: l’ennesimo attacco alla memoria nazionale - Movitaliasovrana.it
Una notizia shock ha scosso Roma nella notte recente, quando la lapide che onora i partigiani fucilati dai nazisti presso Forte Bravetta è stata imbrattata. Questo atto vandalico non è solo un gesto contro un monumento, ma un attacco diretto ai valori fondamentali della Repubblica Italiana, indicando quanto poco sia tutelata la memoria storica nel contesto attuale.
Il gesto vandalico: un’azione inquietante
La notte in cui è avvenuto il fatto, l’oscurità ha coperto il gesto vile di chi ha incisa sulla lapide la parola “Remigrazione”. Questa espressione, carica di retorica razzista, evoca uno dei temi più oscuri dell’estrema destra moderna, facendo eco a una visione distorta della società. Il drammatico momento si è verificato proprio in concomitanza della Festa della Repubblica, data che celebra i valori della libertà e della pace, ereditati anche dalla Resistenza. Così, l’imbrattamento rappresenta un tentativo di minare la memoria collettiva e di rappresentare in modo distorto la storia del nostro Paese.
Elio Tomassetti, presidente del Municipio XII, ha denunciato l’accaduto evidenziando la vigliaccheria di simili atti. Ha comunicato che le operazioni di pulizia della stele saranno avviate immediatamente e che continueranno fino a quando sarà necessario. “La nostra Repubblica è e sarà sempre dell’accoglienza e della pace, non certo della remigrazione”, ha affermato, ribadendo l’impegno delle istituzioni per proteggere la memoria storica.
Un triste déjà vu: gli attacchi passati alla memoria
Non è questo il primo episodio di violenza contro la lapide di Forte Bravetta. Già lo scorso 25 aprile, giorno della Liberazione, la lapide aveva subito un’aggressione simile, con la scritta “Partigiano, stupratore, assassino”, vergata in rosso. Situazioni come queste arrecano un danno profondo non solo al monumento, ma anche alla coscienza collettiva del Paese.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, aveva espresso il suo rifiuto alla scritta offensiva, sottolineando che è fondamentale tenere vivo il significato della libertà e dell’antifascismo. Allo stesso modo, le parole e i graffiti offensivi rappresentano non solo atti vandalici, ma una vera e propria aggressione ai valori democratici.
La reazione delle istituzioni e delle associazioni
Dopo il ripetersi di questi atti, l’ANPI provinciale di Roma ha rilasciato una dichiarazione forte e chiara. Hanno denunciato la vigliaccheria di coloro che agiscono nell’ombra, cercando di sminuire il valore dei sacrifici compiuti dai partigiani. Si fa riferimento alla necessità di proteggere e mantenere viva la memoria storica di coloro che hanno combattuto contro il fascismo, evidenziando come il tentativo di incitare alla “remigrazione” rappresenti non solo un insulto, ma una minaccia ai diritti universali.
L’ANPI ha chiesto misure più efficaci di protezione per i monumenti storici e l’individuazione dei responsabili di tali atti vandalici. È cruciale che le istituzioni non si limitino a ripulire le scritte offensive, ma che prendano posizioni nette contro ogni forma di odio razziale e di propaganda neofascista, considerando questi episodi come potenziali reati gravi, ai sensi della Legge Mancino.
Una battaglia per la memoria e i diritti
Gli atti vandalici come quello avvenuto a Forte Bravetta non rappresentano solo una violazione fisica di un monumento, ma una sfida per la società civile e le istituzioni di fronte alla crescente retorica di odio e intolleranza. La lotta per la memoria storica diventa così un campo di battaglia vitale sul quale si gioca il futuro dei diritti umani in Italia. Le autorità e le associazioni antifasciste sono chiamate a unire le forze per garantire che simili atti non abbiano spazio nel nostro Paese e che i valori democratici siano sempre protetti.