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Concessioni balneari: un tema scottante per i Comuni italiani e le imprese del settore

Le concessioni balneari in Italia suscitano preoccupazioni tra i Comuni e gli operatori, con solo 26 amministrazioni pronte per la gestione entro il 2025, a causa di incertezze legislative.

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Concessioni balneari: un tema scottante per i Comuni italiani e le imprese del settore - Movitaliasovrana.it

La questione delle concessioni balneari sta generando tensione e preoccupazione nei Comuni italiani e tra gli operatori del settore. Con l’approssimarsi dell’estate 2025, solo 26 amministrazioni comunali sono in procinto di avviare le procedure necessarie per la gestione delle spiagge. Le incertezze legate alla legislazione e alla mancanza di indicazioni chiare stanno ostacolando il processo, mentre cresce il dibattito sulle opportunità e le minacce insite in questo cambiamento normativo.

La situazione attuale delle concessioni balneari

Ad oggi, con l’arrivo della stesura del 2025, i Comuni che hanno avviato le procedure per le concessioni balneari sono soltanto 26. In particolare, le amministrazioni coinvolte sono distribuite tra diverse regioni: Veneto con Chioggia; Emilia-Romagna con Ravenna, Cervia e Misano Adriatico; Liguria con Imperia, Chiavari e Lavagna; Toscana con una lunga lista tra cui Camaiore e Forte dei Marmi; Abruzzo con Pescara e Fossacesia; Lazio con Fiumicino e Gaeta; Campania con Camerota e Minori; infine, Puglia con Ginosa.

Le concessioni balneari, in sostanza, sono diritti assegnati dagli enti pubblici ad uso turistico-ricreativo delle aree demaniali. Queste non sono indefinite, bensì regolamentate tramite contratti a tempo determinato. L’elemento critico è legato alla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea, che si propone di liberalizzare il mercato dei servizi, vincolando la concessione delle spiagge a gare pubbliche. Ciò ha lo scopo di garantire maggiore trasparenza e opportunità di accesso per nuovi operatori, ma ha creato anche un clima di incertezza per chi gestisce le spiagge da lungo tempo.

Il numero attuale di concessioni balneari in Italia è di 26.313, con 15.414 riservate all’uso turistico-ricreativo. Nonostante questi numeri, il paese ha procrastinato l’applicazione delle normative europee, consentendo ai concessionari storici di mantenere le spiagge senza rispettare le procedure pubbliche. Spesso, i canoni pagati sono irrisori rispetto ai profitti generati dalle attività balneari, creando una disparità tra gli investimenti necessari per la gestione e le entrate realizzate.

La proposta del governo e le reazioni degli operatori

Nel tentativo di gestire questa transizione, nel settembre 2024 il governo ha proclamato un decreto che intende bilanciare le esigenze degli attuali concessionari e quelle di un mercato più aperto. Le nuove concessioni avranno una durata compresa tra 5 e 20 anni e saranno avviate gare pubbliche per garantire a tutti la possibilità di partecipare. Tuttavia, questo provvedimento ha incontrato resistenze. Le attuali concessioni saranno prorogate fino al 30 settembre 2027, ma il governo ha previsto che questo termine possa essere ulteriormente esteso fino a marzo 2028, a condizione di giustificazioni valide.

Sebbene questo provvedimento possa tranquillizzare gli operatori esistenti, c’è grande preoccupazione tra gli stessi per la gestione delle gare pubbliche. Secondo il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra, è essenziale che vengano date indicazioni concrete, affinché le amministrazioni comunali possano procedere con la riscossione del canone demaniale per il 2025. La mancanza di chiarezza sulle procedure di determinazione dell’importo del canone da richiedere sta creando notevoli ritardi, proprio nel periodo in cui gli uffici comunali sono più sovraccarichi.

Nicotra ha evidenziato l’importanza di affrontare le problematiche legate ai canoni demaniali e ha proposto di istituire un tavolo di lavoro permanente in modo da condividere le esperienze e trovare soluzioni efficaci per una gestione ottimale delle risorse demaniali.

Le criticità dei concessionari e le prospettive future

Assobalneari, l’associazione che rappresenta le imprese balneari a livello nazionale, ha sollevato ulteriori preoccupazioni sulla situazione attuale. Il suo presidente, Fabrizio Licordari, ha fatto notare che è difficile per i Comuni avviare le procedure di concessione, e ha sottolineato che le holding, che non sempre portano professionalità, partecipano alle gare a discapito dei concessionari storici. Secondo Licordari, è impossibile per le piccole aziende competere con chi propone investimenti che in molti casi non vengono nemmeno realizzati.

Le testimonianze degli operatori del settore riportano situazioni allarmanti, come il caso di Chiavari e Lavagna, dove i concessionari storici non hanno ricevuto alcun risarcimento a seguito della perdita della loro concessione. Quello che i rappresentanti del settore vedono come una minaccia alla propria esistenza è l’incapacità del governo di difendere gli interessi delle imprese italiane, piegandosi a quelli delle autorità europee.

In un contesto caratterizzato da incertezze e conflitti, è fondamentale che le istituzioni, comprese le amministrazioni comunali, trovino una via per garantire un equilibrio tra le esigenze dei concessionari storici e l’ingresso di nuovi operatori. La gestione delle concessioni balneari si preannuncia complessa, e i prossimi passi del governo e delle autorità locali determineranno l’andamento di questo delicato settore economico, cruciale per il turismo italiano.