Giornata internazionale delle lavoratrici del sesso: flash mob a Venezia per i diritti civili
Circa 50 donne si sono riunite a Venezia per la Giornata internazionale delle lavoratrici del sesso, chiedendo diritti civili e tutele sanitarie, in una manifestazione simbolica contro l’emarginazione sociale.

Giornata internazionale delle lavoratrici del sesso: flash mob a Venezia per i diritti civili - Movitaliasovrana.it
Circa 50 donne provenienti da diverse parti d’Italia si sono riunite il 2 giugno nel centro di Venezia per celebrare la Giornata internazionale delle lavoratrici del sesso. Questo evento, volto a mettere in luce le difficoltà quotidiane affrontate da chi opera nel settore della prostituzione, ha visto le partecipanti esprimere il loro dissenso contro la repressione e chiedere maggiori diritti civili e tutele sanitarie. Percorrendo le strade di Venezia con ombrelli rossi, queste donne hanno voluto richiamare l’attenzione su un tema spesso trascurato, rendendo omaggio a un momento significativo della storia del movimento femminista.
Una protesta simbolica attraverso la storia
L’azione del 2 giugno è stata una rivisitazione di un importante episodio avvenuto nel 1975, quando un centinaio di “filles de joie” francesi occupò la chiesa di Saint-Nizier a Lione per combattere le pressioni delle forze dell’ordine. Proprio questo ricordo ha ispirato la manifestazione veneziana, il cui obiettivo è quello di mettere in rilievo non solo il diritto al lavoro delle sex worker, ma anche le problematiche legate all’emarginazione sociale di queste persone. La manifestazione è stata capitanata da Maria Pia Covre, una figura storica nel movimento per i diritti civili delle lavoratrici del sesso in Italia, che guida le iniziative del Comitato per i diritti civili delle sex worker e collabora attivamente con la European sex worker’s rights alliance.
Il flash mob e le azioni di protesta
La giornata ha preso avvio di fronte alla chiesa di San Simeon Piccolo, dove le donne hanno iniziato il loro raduno indossando abiti rossi per simboleggiare la loro solidarietà. Dopo aver sfilato con gli ombrelli rossi, simbolo del movimento, le partecipanti si sono dirette verso la chiesa di San Nicola da Tolentino per una vera e propria occupazione simbolica. Qui hanno dato vita a canti provocatori, alcune letture del Vangelo di Luca e riferimenti ai sacramenti dell’Eucarestia. Queste azioni hanno scatenato una reazione di forte disapprovazione da parte della Chiesa veneziana, che ha denunciato l’uso inadeguato di testi religiosi in un contesto considerato offensivo.
La reazione della Chiesa veneziana
Il direttore delle comunicazioni sociali del Patriarcato, don Marco Zane, ha espresso il suo profondo dispiacere per quanto accaduto, sottolineando che scene simili, avvenute in un luogo sacro, risultano offensive e blasfeme. Secondo Zane, l’azione ha distorto il significato e il valore del sacramento dell’Eucarestia. Tale denuncia ha messo in luce la contrapposizione tra il messaggio della Chiesa e le rivendicazioni delle donne, ponendo interrogativi sulla libertà di espressione e sulla sacralità dei luoghi.
Il punto di vista di Maria Pia Covre
Maria Pia Covre, presente alla manifestazione, ha commentato l’importanza del riconoscimento del lavoro sessuale come una scelta legittima e autodeterminata. Le sue parole sono una forte denuncia contro l’occultamento della prostituzione, ritenuta una realtà complessa che merita attenzione e rispetto. “Chi sceglie di intraprendere questo lavoro ha il diritto di essere riconosciuto e non discriminato dalle leggi. D’altro canto, chi vive la prostituzione come una costrizione deve essere supportato istituzionalmente per trovare vie d’uscita,” ha affermato Covre. La questione della legalizzazione della prostituzione resta centrale nel dibattito, a suo avviso essenziale per garantire dignità e diritti a chi opera nel settore.
Mentre la manifestazione volgeva al termine, il messaggio principale era chiaro: non c’è spazio per l’indifferenza di fronte a una realtà che chiede giustizia e tutele.