Home La critica di Pablo Trincia al giornalismo sul caso Garlasco: “È tempo di tacere e studiare”

La critica di Pablo Trincia al giornalismo sul caso Garlasco: “È tempo di tacere e studiare”

Pablo Trincia critica il giornalismo sensazionalistico sul caso Garlasco, sottolineando l’importanza di un approccio scientifico e rispettoso nella narrazione di vicende complesse come quella dell’omicidio di Chiara Poggi.

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La critica di Pablo Trincia al giornalismo sul caso Garlasco: “È tempo di tacere e studiare” - Movitaliasovrana.it

Pablo Trincia, noto autore e voce di successo nel panorama dei podcast crime, ha espresso la sua ferma opinione sul giornalismo che circonda il delitto di Garlasco. Durante il festival We Make Future 2025 a Bologna, Trincia ha sottolineato i rischi della superficialità nel trattare casi di cronaca nera, specie con la riapertura delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007. Trincia ha messo in guardia contro una comunicazione sensazionalistica che non fa giustizia alle complessità del caso.

Il contesto della riapertura delle indagini sul caso Garlasco

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi ha segnato profondamente la cronaca italiana, generando un forte interesse mediatico e dibattiti infuocati. Dopo anni di chiusura del caso, la Procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini, coinvolgendo Andrea Sempio come unico indagato in questo nuovo capitolo. Gli inquirenti sono attualmente in attesa di risultati riguardanti prelievi di DNA e un incidente probatorio programmato per il 17 giugno, dove verranno rianalizzati reperti chiave. Questo sviluppo ha riattivato l’attenzione dei media e del pubblico, ma, secondo Trincia, ha anche reso evidenti le falle nell’approccio di molti giornalisti.

Le parole di Pablo Trincia e il suo appello alla responsabilità

Trincia non ha esitato a criticare le vite di chi si è lanciato nel racconto di un caso così complesso senza l’adeguata preparazione. L’autore ha affermato che è fondamentale che coloro che trattano vicende del genere si impegnino a fondo nella ricerca e nello studio, proprio come lui ha fatto per il suo progetto recente “Cono d’Ombra: la Storia di Denis Bergamini”. Secondo Trincia, è necessario dedicare tempo e sforzo per analizzare documenti, interviste e prove, il che richiede un impegno ben superiore al semplice voler “dire la propria”. “Serve una preparazione accurata, e non basta avere un’opinione”, ha spiegato.

La superficialità della narrazione mediática

Il podcaster ha criticato aspramente la superficialità di come certe notizie vengano trattate, esortando i giornalisti a tacere, piuttosto che a offrire commenti non informati. Per Trincia, questo comporta un rispetto per le vittime e le loro famiglie. Il caso di Chiara Poggi è troppo importante e delicato per essere sfruttato a fini di spettacolarizzazione. La leggerezza con cui alcuni professionisti del settore affrontano la materia ha minato la qualità del dibattito e ha influenzato negativamente la percezione pubblica.

Il metodo scientifico applicato all’inchiesta

Trincia ha sottolineato l’importanza di un approccio scientifico al giornalismo investigativo, quello che prevede una scrupolosa raccolta e analisi di dati. Ha parlato di come sia fondamentale passare ore a studiare le carte, visionare filmati e interagire con testimoni. “È un lavoro che richiede dedizione e tempo. Il metodo scientifico è essenziale per non tradire la verità”, ha affermato. I veri giornalisti dovrebbero abbracciare questo metodologia, piuttosto che cercare scorciatoie che ledono la dignità di chi ha sofferto.

Una riflessione finale sull’importanza di informazioni corrette

Trincia ha concluso le sue considerazioni con un ammonimento: “Siate critici su cosa leggete e ascoltate riguardo a questi casi. Valutate sempre quanto un commento possa essere realmente informato.” In un’epoca in cui il sensazionalismo è facilmente accessibile, è urgente riportare il focus su un giornalismo di qualità, che mira a connettere le persone con una narrazione corretta e rispettosa delle vittime. Questo caso rappresenta non solo un’analisi di un omicidio irrisolto, ma anche una considerazione sul ruolo e la responsabilità dei professionisti dell’informazione.