Testimonianza di un soccorritore palestinese: sopravvivere all’attacco dell’esercito israeliano
Il racconto di Asaad Al-Nasasra, unico sopravvissuto a un attacco israeliano contro soccorritori a Gaza, evidenzia la brutalità del conflitto e le atrocità subite dai paramedici.

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Nel contesto del conflitto israelo-palestinese, le testimonianze di chi vive in prima persona la violenza e il dolore emergono con una potenza ineluttabile. Recentemente, un episodio drammatico ha catalizzato l’attenzione internazionale, rivelando le atrocità subite dai soccorritori. Il 15 marzo, una tragedia ha colpito un gruppo di ambulanze e veicoli di soccorso a sostegno delle vittime di attacchi aerei in Gaza, portando alla morte di 15 tra medici e soccorritori. Tra questi, Asaad Al-Nasasra, 47 anni, è l’unico sopravvissuto della sua squadra, e la sua esperienza testimonia la brutalità di quell’incidente.
La strage di Rafah: un attacco guidato
Le ambulanze inviate da Rafah per soccorrere i feriti sono state oggetto di un attacco diretto da parte delle forze armate israeliane. In un primo momento, l’esercito di Tel Aviv ha negato l’accaduto, ma successivamente ha ammesso le proprie responsabilità, svelando l’estensione della violenza. Durante la missione di soccorso, un convoglio composto anche da un camion dei pompieri e veicoli del ministero della Salute era già stato inviato per recuperare i corpi di paramedici uccisi in un attacco aereo. Queste ambulanze, stando alla testimonianza di Nebal Farsakh, portavoce della Mezzaluna Rossa, non avrebbero dovuto essere obiettivo di aggressioni.
Al-Nasasra, mentre si trovava alla guida di uno dei veicoli, assisteva a una scena straziante. Il suo collega, Rifat Radwan, all’interno dello stesso mezzo, ha filmato incredibili attimi di terrore. Nel video, è possibile ascoltare il suono dei colpi di arma da fuoco e delle esplosioni. Questi suoni, secondo Farsakh, erano evidenti e hanno creato panico tra gli operatori umanitari, molti dei quali si sono trovati in una situazione di vita o di morte. Al-Nasasra ha cercato di trovare riparo, nascondendosi nella parte posteriore dell’ambulanza, ma la situazione continuava a degenerare.
Il drama e la sopravvivenza: l’istante fatale
Quando il caos ha raggiunto il suo apice, le voci dei soccorritori feriti si levavano in una richiesta disperata d’aiuto. Tuttavia, l’orrendo epilogo si è consumato quando i soldati israeliani sono stati visti avvicinarsi ai veicoli. La testimonianza di Al-Nasasra rivela una realtà agghiacciante: i militari hanno iniziato a sparare contro coloro che mostrano ancora segni di vita. Diverse vite sono state spazzate via in un batter d’occhio.
Il brutale racconto di Al-Nasasra non si ferma qui. Sorpreso dalla situazione, è stato inizialmente considerato morto. Le proprie discolpe provate da due cadaveri lo hanno protetto momentaneamente. Ma quando i soldati, rendendosi conto che fosse vivo, gli hanno puntato un fucile alla testa, la sua vita sembrava giunta al termine. Con coraggio, Al-Nasasra ha invocato la sua identità, dichiarando di avere una madre palestinese e chiedendo pietà.
La detenzione e la liberazione: un’odissea di violenza
Dopo quel momento di estrema tensione, un soldato ha valutato di risparmiarlo e Al-Nasasra è stato sottoposto a un trattamento disumano, gettato in un fosso dopo essere stato costretto a spogliarsi. La Croce Rossa Palestinese ha confermato le circostanze della cattura, evidenziando un periodo di incertezza lungo due settimane senza notizie su Al-Nasasra. La pressione internazionale crescente ha portato al suo rilascio avvenuto il 29 aprile, quando il suo nome è balzato agli onori della cronaca.
Tuttavia, le atroci condizioni della sua detenzione non possono essere trascurate. Per 37 giorni, Al-Nasasra ha subito maltrattamenti e torture sotto la custodia israeliana. Una vicenda lacerante che non solo mette in luce la violenza del conflitto, ma ricorda anche le innumerevoli sofferenze umane che rimangono spesso nell’ombra. Questo racconto rappresenta una delle tante storie di vita e morte che si intrecciano quotidianamente, in una terra segnata da conflitti e sopravvivenze straziate.