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Daniela Santanché in difficoltà: liquidazione per Ki Group Holding e l’ombra della bancarotta

La liquidazione giudiziale di Ki Group Holding, azienda di Daniela Santanché, segna un duro colpo per il settore della bellezza bio, con debiti accumulati e accuse di bancarotta in aumento.

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Le recenti notizie riguardanti Daniela Santanché e la sua impresa Ki Group Holding S.p.A. hanno sollevato un grande scalpore. L’azienda, che aspirava a rivoluzionare il mercato con prodotti naturali, si trova ora a fronteggiare una decisione drastica del Tribunale di Milano: la liquidazione giudiziale, una sentenza che rappresenta un colpo duro non solo per Santanché, ma anche per il settore della bellezza bio da lei tanto sostenuto. La situazione si complica ulteriormente con l’emergere di accuse di bancarotta.

La liquidazione di Ki Group Holding

L’ultima pronuncia del Tribunale di Milano ha chiuso una fase travagliata per Ki Group Holding, la società che un tempo era sotto il controllo della ministra del Turismo. Secondo i giudici, non ci sono state proposte mai portate avanti per una ristrutturazione aziendale. L’assenza di un piano di salvataggio ha segnato il destino dell’impresa, la quale, anziché prosperare, è finita per accumulare debiti e problemi di gestione. La decisione di liquidare l’azienda rappresenta una risposta all’incapacità di onorare i debiti, che ammontano a circa 1,4 milioni di euro nei confronti dello Stato e degli enti previdenziali.

La Procura di Milano, guidata dai pubblici ministeri Marina Gravina e Luigi Luzi, ha svolto un ruolo cruciale nell’istruzione di questo caso, chiedendo a gran voce la liquidazione dell’azienda. Le inadempienze fiscali hanno pesato molto nella decisione finale; non si sono limitate a debiti generali, ma si sono addirittura allargate ad un credito fiscale non pagato da 400mila euro, aumentando il quadro di insolvenza della società.

Una storia di fallimenti mascherati

Questa non è la prima volta che Ki Group è segnata da difficoltà. La società madre segue la scia di altre due imprese legate a Santanché che hanno già fatto fronte a fallimenti: Ki Group Srl, liquidata nel gennaio 2024, e Bioera S.p.A., chiusa a dicembre. Entrambe le aziende si trovano ora in situazioni precarie, con ripercussioni legali che si profilano all’orizzonte per la ministra. Infatti, è già sotto inchiesta per bancarotta aggravata nel fallimento di Ki Group Srl, mentre un’accusa simile è attesa per Bioera.

L’inchiesta in corso potrebbe evolversi in un unico fascicolo, rendendo il quadro sempre più complesso e pesante per Santanché. Resta da chiarire chi dovrà assumere la responsabilità legale della gestione inadeguata. Infatti, diversi amministratori si sono succeduti alla guida delle società coinvolte, e ora le strategie di difesa per evitare responsabilità individuali sembrano già prendere forma.

Le prossime mosse: il ruolo del curatore fallimentare

A partire da questo momento, sarà il curatore fallimentare Marco Garegnani a prendere in mano la situazione. Il suo compito sarà quello di esaminare a fondo i conti dell’azienda, individuare i creditori e redigere rapidamente tutti i documenti contabili richiesti, compreso il bilancio, che dovrà essere presentato entro tre giorni dalla nomina.

Cinque giorni dopo, precisamente il 15 ottobre, avrà luogo un’udienza fondamentale per accertare lo stato passivo dell’azienda. In tale occasione verranno registrati ufficialmente i debiti da liquidare e si definirà quanti beni, se ce ne sono, rimarranno a disposizione per i creditori. Un risultato nefasto per Santanché e la sua impresa, che per anni ha cercato di imporsi nel grande mercato dei prodotti bio, ora destinato ad affrontare un epilogo incerto e problematico.