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La Regione Veneto in difesa del Consiglio: il caso del vitalizio di Giancarlo Galan

Il Consiglio regionale del Veneto si difende in tribunale contro la richiesta di Giancarlo Galan per il rimborso del suo vitalizio, attualmente pignorato, evidenziando questioni legali e principi di legalità.

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La Regione Veneto in difesa del Consiglio: il caso del vitalizio di Giancarlo Galan - Movitaliasovrana.it

Il Consiglio regionale del Veneto si prepara a difendersi in tribunale contro la richiesta dell’ex governatore Giancarlo Galan, che chiede la restituzione del suo vitalizio, attualmente oggetto di pignoramento. La questione solleva interrogativi riguardo alle disposizioni legali e ai doveri giuridici del Consiglio, un ente pubblico che si è sempre regolato secondo le sentenze dei tribunali. Il presidente Roberto Ciambetti ha chiarito che la difesa non intende negare i diritti di Galan, ma è obbligato a tutelare l’ente stesso.

Il contesto della questione giuridica

La decisione del Consiglio regionale di costituirsi in giudizio segue le recenti notizie apparse sulla stampa, che hanno causato interpretazioni errate dell’intera situazione. Ciambetti ha affermato che alcuni articoli contenevano informazioni fuorvianti, distorcendo i contenuti della delibera. L’ente non si oppone al diritto alla difesa dell’ex consigliere, ma deve agire in conformità con le leggi vigenti.

Dal 2017, il vitalizio di Giancarlo Galan, che ammonta a un totale di circa 5,8 milioni di euro, è stato interamente devoluto all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo provvedimento è il risultato di due sentenze dei tribunali di Padova e Rovigo, che hanno stabilito che le somme dovevano essere destinate a compensare debiti accumulati. Ciambetti ha mantenuto la posizione che il Consiglio ha agito come un soggetto terzo pignorato, limitandosi a eseguire ordini giudiziari.

La normativa del 2022 e la questione del vitalizio

Un aspetto fondamentale della questione è la normativa del 2022, che ha ridefinito la natura del vitalizio, trasformandolo in una forma di previdenza. Questa normativa introduce nuovi criteri, tra cui un limite di pignorabilità che si avvicina a un quinto dell’ammontare. Tuttavia, affinché tali criteri possano essere applicati, è necessaria una nuova sentenza, che al momento non è stata emessa. Pertanto, il Consiglio regionale non ha la facoltà di modificare autonomamente una disposizione già in vigore.

La richiesta avanzata dall’avvocato di Galan, Andrea Paniz, va contro tale principio, chiedendo al Consiglio di restituire le somme già versate all’Agenzia delle Entrate. Ciambetti ha sottolineato che accettare una simile richiesta creerebbe un paradosso giuridico: il Consiglio sarebbe costretto a versare le stesse somme due volte. La prima come esattore dei tributi per lo Stato, e la seconda come restituzione all’ex governatore.

Implicazioni per il Consiglio regionale e il principio di legalità

La posizione del Consiglio regionale si basa su una procedura già seguita in precedenti situazioni simili. L’ente, rappresentato da Ciambetti, ha confermato il proprio impegno a difendere la correttezza della propria amministrazione e il principio di legalità. Non è in discussione la validità delle singole posizioni personali, ma piuttosto l’integrità del sistema giuridico su cui si fonda l’azione del Consiglio.

Se un giudice dovesse stabilire un eventuale rimborso, sarà l’Agenzia delle Entrate a dover procedere con le restituzioni, non il Consiglio. Questa chiarezza giuridica è fondamentale per mantenere l’operato dell’ente nel rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini. Ciambetti ha quindi ribadito l’importanza di seguire una linea di condotta che sia coerente e imparziale. I procedimenti legali in corso mettono sotto i riflettori questioni complesse, ma anche necessarie per il buon funzionamento delle istituzioni locali.