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Sciopero dei lavoratori Lidl: 80 punti vendita chiusi in tutta Italia e oltre 23mila partecipanti

Il 24 maggio 2025, oltre l’80% dei dipendenti Lidl ha scioperato in tutta Italia per protestare contro condizioni di lavoro insostenibili e promesse salariali non mantenute, chiudendo 80 punti vendita.

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Sciopero dei lavoratori Lidl: 80 punti vendita chiusi in tutta Italia e oltre 23mila partecipanti - Movitaliasovrana.it

Il 24 maggio 2025, i lavoratori e le lavoratrici della Lidl hanno indetto uno sciopero nazionale che ha visto la chiusura di 80 punti vendita in tutto il paese. Oltre l’80% dei dipendenti, pari a circa 23mila persone, hanno aderito a questa protesta significativa, con alcune realtà che hanno raggiunto il 100% di partecipazione. Questo evento mette in luce non solo le difficoltà lavorative di chi opera nel settore, ma anche la crescente consapevolezza e determinazione a far sentire le proprie ragioni.

Torino al centro della protesta

Tra le città italiane, Torino spicca con il tasso di adesione più elevato. Qui, nei tre punti vendita dell’Astigiano, oltre il 90% dei lavoratori ha deciso di fermarsi, esprimendo il proprio malcontento per le condizioni di lavoro che stanno diventando sempre più insostenibili. La situazione a Torino è indicativa di un fenomeno che si sta diffondendo in tutta Italia, dove molti dipendenti avvertono una pressione insopportabile a causa di turni pesanti e di una gestione aziendale che ignora le loro istanze. Questa manifestazione rappresenta un atto coraggioso da parte di lavoratori e lavoratrici, inclusi anche i precari, che hanno scelto di alzare la voce per rivendicare diritti e dignità.

Le difficoltà economiche e le promesse non mantenute

Lidl, multinazionale tedesca attiva in Italia, ha annunciato fatturati di 7 miliardi di euro e utili ante imposte di 1,3 miliardi negli ultimi cinque anni. Tuttavia, il rinnovo del contratto collettivo sembra bloccato a causa della proposta dell’azienda di condizioni considerate da molti come degradanti. Secondo i lavoratori, la proposta di “triplicare” i buoni pasto da 100 a 300 euro si rivela in realtà un aumento esiguo, dato che i dipendenti attualmente ricevono già 150 euro. L’aumento effettivo si riduce così a un incremento di soli 150 euro rispetto a quanto già previsto nel Contratto integrativo del 2018, rappresentando quindi solo un misero incremento di 12,50 euro al mese.

In aggiunta, Lidl aveva promesso di aumentare i salari per un totale di mille euro in tre anni, ma ciò si traduce in una realtà ben diversa: un incremento reale di appena 550 euro, ovvero 183 euro all’anno. I lavoratori denunciano anche un modello organizzativo insostenibile, con un organico insufficiente e turni estremamente flessibili che colpiscono in particolar modo il personale part-time, che costituisce il 75% della forza lavoro.

La lotta per condizioni di lavoro dignitose

Nel contesto di questo sciopero, i dipendenti Lidl hanno denunciato situazioni estremamente difficili nei punti vendita. Molti lavoratori vivono in uno stato di disagio a causa di aggressioni che, in alcuni casi, hanno degenerato in vere e proprie risse. Negli ultimi anni, le richieste per uno studio sul stress lavoro-correlato rimangono senza risposta, nonostante la legge vigente lo imponga. La necessità di una pianificazione adeguata che rispetti i turni è diventata cruciale, così come la richiesta di una riduzione dell’uso di clausole elastiche e la limitazione dei cambi turno.

Di fronte a questa mobilitazione, Lidl ha reagito con una comunicazione aziendale che cerca di minimizzare le rivendicazioni dei lavoratori. L’azienda ha manifestato la sua disponibilità a discutere aumenti retributivi, ma le offerte rimangono nettamente inferiori alle aspettative dei dipendenti. Questo tentativo di confondere e dividere il personale si rende evidente anche nei messaggi rivolti ai nuovi assunti, che si vedono proposte di maggiorazioni domenicali inferiori rispetto a quelle del personale già in organico.

Le richieste di sicurezza e dignità

Un altro punto cruciale della protesta riguarda la questione della sicurezza sul lavoro. I lavoratori Lidl lamentano ormai da tempo condizioni critiche e denunce per violazioni e inadempienze in merito alla sicurezza sono state frequentemente ignorate. Durante la pandemia, il personale ha mostrato un grande senso di responsabilità e dedizione, ma ciò non ha impedito all’azienda di trarre ingenti profitto dalla situazione. Ciò solleva interrogativi inquietanti sul rispetto da parte di Lidl delle norme e delle leggi vigenti, sia in materia di sicurezza sia riguardo ai diritti contrattuali.

Questa vicenda ha raggiunto anche il Parlamento, ma non basta. La lotta dei lavoratori Lidl è diventata simbolo di una battaglia più ampia per la dignità del lavoro e dei diritti dei lavoratori in Italia. L’appello alla solidarietà da parte della società civile è più che mai necessario in questo momento di immobilismo, dove le proposte relative a salari dignitosi e riduzione della precarietà sono rimaste purtroppo inascoltate.