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La crescente sfiducia nelle istituzioni: verso una gestione autoritaria del dissenso

La crescente sfiducia nelle istituzioni e la repressione del dissenso durante la pandemia minacciano la democrazia, evidenziando l’urgenza di un dialogo inclusivo per ricomporre le fratture sociali.

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La crescente sfiducia nelle istituzioni: verso una gestione autoritaria del dissenso - Movitaliasovrana.it

La sfiducia nei confronti delle istituzioni è una realtà palpabile nel panorama politico attuale. Sempre più cittadini percepiscono un clima di disillusione, che si traduce spesso in un atteggiamento di astio e supponenza. In questo contesto complesso, è fondamentale riprendere il dialogo e ricomporre le varie fratture sociali che si sono verificate nel tempo.

La questione pandemica: paura e repressione del dissenso

Nel corso della pandemia, si è manifestata una tendenza preoccupante alla criminalizzazione del dissenso. Temi cruciali come l’introduzione del Green Pass e la discussione sull’affidabilità dei vaccini hanno alimentato un dibattito acceso, ma non privo di problemi. La questione non riguarda solamente le singole politiche sanitarie, ma mette in evidenza un quadro più ampio: il governo neoliberale sta assumendo caratteristiche sempre più autoritarie, cercando di controllare il dissenso attraverso misure repressive. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una crescente influenza delle élite sui processi decisionali, contribuendo a un clima di tensione e sfiducia tra le diverse fazioni politiche e la popolazione.

L’intervento del governo durante la crisi sanitaria ha spesso portato a misure impopolari, giustificate con il bisogno di sicurezza. Queste giustificazioni, però, si rivelano spesso ambigue e disconnesse da azioni concrete a favore delle classi più vulnerabili. Si è aperta, così, una fase critica per la democrazia. Le decisioni politiche sembrano ignorare i diritti fondamentali dei cittadini, mettendo in discussione la stessa Costituzione. Il dissenso, già confinato, è diventato nel tempo quasi un tabù, mentre le riforme che mirano a centralizzare il potere aumentano.

Il ruolo della classe politica e l’erosione della democrazia

L’attuale scenario politico si presenta desolante, con una maggioranza di destra al governo che sta cercando di cambiare le regole del gioco. La tendenza a soffocare le voci critiche trova un terreno fertile non solo tra le forze di destra, ma è frutto di uno sforzo bipartisan. Durante la crisi pandemica, molte voci critiche sono state silenziate o etichettate come pericolose. Questo ha aperto un ampio divario tra i cittadini e le istituzioni.

Il timore è che la classe politica, abituata a gestire la crisi con mano ferma, non voglia rilasciare il controllo neppure quando le condizioni sanitarie migliorano. Le proposte di modifica al sistema politico, come il rafforzamento del premierato, rischiano di abbattere i freni e contrappesi necessari a mantenere l’equilibrio democratico. Tali iniziative nascondono un potenziale pericolo di disarticolazione delle istituzioni, fragilizzando ulteriormente il sistema democratico.

Dissenso e identità: il rischio dell’astensionismo

Tra le conseguenze più evidenti di questa frattura ci si imbatte nel fenomeno dell’astensionismo. L’invito a disertare il voto nei prossimi referendum di giugno rappresenta un segnale preoccupante di una malattia ben più profonda: la subalternità culturale e politica. Le aree di dissenso che avrebbero potuto opporsi attivamente ai contrasti si ritrovano, invece, a perdere terreno e a ripiegare su sé stesse.

Questo isolamento fa sì che gli interessi e le istanze comuni vengano trascurati, mentre si ricorre a una forma di vittimismo che indebolisce gli stessi obiettivi del dissenso. L’eterogeneità di coloro che criticano le scelte governative si riduce a piccole bolle social e gruppi altamente polarizzati, rendendo difficile costruire una dialettica costruttiva.

Ricomporre il dialogo e le lotte sociali

Oggi è quanto mai necessario riconnettere i punti e riaprire un dialogo sincero e produttivo. Non bastano più le reazioni impulsive, né tantomeno le risposte identitarie limitate. Ciò che serve è una convergenza di forze che sappia unire le istanze sociali e civili senza cadere nell’isolamento. Una risposta unitaria che contempli il no al riarmo, il sì ai diritti civili, il rispetto per il lavoro e l’uguaglianza sociale.

Per affrontare le sfide attuali è fondamentale abbracciare pratiche inclusive, evitare logiche di esclusione e fornire una risposta adeguata al panorama politico in continua evoluzione. La salute della democrazia richiede un’assunzione di responsabilità collettiva, un movimento unito che torni a mettere al centro il benessere collettivo, superando le fragilità individuali e le divisioni create nell’ultimo periodo.