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Allerta demografica: il declino della fertilità globale e le sue cause secondo l’UNFPA

Il rapporto dell’UNFPA evidenzia un preoccupante declino dei tassi di fertilità globale, influenzato da pressioni economiche e culturali che limitano le scelte riproduttive degli individui in diversi paesi.

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Allerta demografica: il declino della fertilità globale e le sue cause secondo l’UNFPA - Movitaliasovrana.it

Il rapporto sul tasso di fertilità mondiale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione presenta una situazione allarmante. Con una popolazione che ha superato gli 8 miliardi, per la prima volta si osserva un declino nei tassi di fertilità senza precedenti. La ricerca, realizzata in collaborazione con YouGov, ha coinvolto 14.000 adulti in 14 paesi, tra cui l’Italia, evidenziando dinamiche e sfide che influenzano le scelte riproduttive. L’analisi mette in luce le pressioni socio-economiche e culturali che ostacolano il desiderio degli individui di avere il numero di figli che desiderano.

Le pressioni economiche sulla fertilità

Uno degli aspetti più significativi emersi dalla ricerca riguarda il peso delle questioni economiche sulle scelte riproduttive. Più della metà degli intervistati ha dichiarato che le difficoltà economiche rappresentano un forte freno alla pianificazione di una famiglia. Questo scenario ha portato molti a rinunciare ai propri desideri di genitorialità o a limitarsi a un numero minore di figli rispetto a quello ideato. L’aspetto finanziario non è l’unico ostacolo; quasi una persona su cinque ha riferito di sentirsi costretta a procreare quando non lo desidera.

La survey ha anche rivelato che circa il 33% degli adulti ha vissuto una gravidanza indesiderata, segnale di una mancanza di opportunità e risorse per la pianificazione familiare. L’11% degli intervistati ha denunciato che la disparità nella distribuzione delle responsabilità di cura influisce negativamente sulla capacità di avere figli. In particolare, gli over 50, una categoria importante in questo contesto, hanno riportato un’incapacità di soddisfare il proprio desiderio di genitorialità, suggerendo che la condizione attuale delle relazioni di coppia e della condivisione dei ruoli è tutt’altro che equilibrata.

Per Natalia Kanem, direttrice esecutiva di UNFPA, soluzioni superficiali come “incentivare a fare figli” non funzionano. È necessario, secondo Kanem, riconsiderare l’approccio, mettendo al centro le politiche pubbliche piuttosto che il singolo individuo: l’attenzione dovrebbe spostarsi dalle numeriche alla qualità della vita e delle relazioni.

Sfide all’autonomia riproduttiva

Il rapporto UNFPA sottolinea come molteplici fattori minino l’autonomia riproduttiva, un elemento fondamentale per le scelte familiari. Le norme sociali e culturali, che spesso relegano le donne al di fuori del mondo lavorativo, costituiscono una barriera rilevante per la pianificazione familiare. Allo stesso modo, la mancanza di congedi parentali retribuiti e la stigmatizzazione di padri coinvolti nella cura dei figli complicano ulteriormente la situazione.

Altre sfide riguardano l’accesso a servizi d’assistenza all’infanzia che siano economicamente sostenibili e l’accessibilità dei diritti riproduttivi, comprendenti contraccezione, aborto e assistenza alla fertilità. La presenza di stereotipi di genere, che gravano su uomini e donne in modo differente, aggrava la situazione; dalla pressione sociale sull’ideale di madre e padre, si crea un contesto in cui le scelte personali sono influenzate da fattori esterni piuttosto che dalla libera volontà degli individui.

Un messaggio chiaro del rapporto è che la crisi della fertilità non è legata a preoccupazioni di sottopopolazione o sovrappopolazione, ma piuttosto all’incapacità di molti di riesaminare le proprie scelte riproduttive. La capacità di decidere liberamente e informatamente riguardo alla propria vita riproduttiva deve essere considerata un diritto essenziale.

Le politiche da rivedere

Secondo il rapporto, sono inefficaci molte delle politiche attuate in diversi paesi, che mirano a incrementare i tassi di fertilità o a promuovere l’uso della contraccezione. La campagna italiana sul “Fertility Day” del 2016 è citata come esempio fallimentare, con messaggi che si sono dimostrati controproducenti. Le politiche che puntano a disincentivare il lavoro femminile o le scelte di paternità attiva non fanno altro che generare sfiducia.

In Italia, il dibattito sul calo demografico è particolarmente acceso, con dati che mostrano una dissonanza tra il desiderio di avere più figli e la realtà che spinge verso scelte opposte. L’indagine condotta mostra che solo l’1% delle persone sotto i 50 anni ritiene di poter realizzare il proprio desiderio di genitorialità, mentre un 14% si aspetta di avere meno figli di quanti desidererebbe. Contestualmente, un quarto degli intervistati riporta di aver vissuto una gravidanza indesiderata, evidenziando la necessità pressante di servizi di informazione e prevenzione.

Un ulteriore ostacolo all’autonomia riproduttiva è rappresentato dalle restrizioni legali. In Italia, sono emerse preoccupazioni riguardo alla mancanza di riconoscimento dei diritti genitoriali in caso di procreazione medicalmente assistita transfrontaliera. Le politiche che mirano a escludere i genitori non biologici dai certificati di nascita e criminalizzare pratiche come la maternità surrogata, si ripercuotono negativamente su una società già alle prese con difficoltà nella genitorialità.

Queste informazioni pongono interrogativi sul futuro della maternità e paternità, sollecitando una riflessione profonda sulle politiche da implementare per garantire che ogni individuo possa prendere decisioni libere e informate in merito alla propria riproduzione.