Home Esperti contro il decreto caccia: colpiti gli interessi della fauna selvatica

Esperti contro il decreto caccia: colpiti gli interessi della fauna selvatica

Esperti di ambiente e fauna selvatica criticano la proposta del Ministro Lollobrigida per modifiche alla legge sulla caccia, evidenziando rischi per gli ecosistemi e chiedendo maggiore protezione per le specie in pericolo.

Esperti_contro_il_decreto_cacc

Esperti contro il decreto caccia: colpiti gli interessi della fauna selvatica - Movitaliasovrana.it

In un video realizzato dal CABS, diverse figure di spicco nel campo della ricerca e della difesa ambientale si sono unite per esprimere un severo disappunto nei confronti della recente proposta del Ministro Francesco Lollobrigida riguardo a modifiche alla legge sulla caccia. Questi esperti, inclusi ornitologi, naturalisti e attivisti, sottolineano i rischi che tale modifica pongono nei confronti della fauna selvatica. Non è solo una questione di regole, ma di equilibrio nella tutela dell’ambiente e nella difesa degli animali.

Le preoccupazioni degli esperti

Fra i partecipanti al video, Loris Lanzanova, attivista per i diritti degli animali, ha chiarito che la caccia deve essere considerata come un privilegio per una ristretta frangia di cittadini, e non come un diritto inalienabile. Secondo Lanzanova, ci sono già troppi danni inflitti alla fauna selvatica e il nuovo disegno di legge sembrerebbe limitare ulteriormente la protezione degli ecosistemi.

Il ministro sembra volere espandere le opportunità di caccia, nel mentre gli esperti raccomandano di aggiornare la legge vigente, la 157, in modo da escludere dalle specie cacciabili quelle che versano in pericolo di estinzione e di eliminare l’uso del piombo nelle cartucce. Ci sarebbe, dunque, bisogno di risposte concrete e un approccio più rigoroso nella protezione dell’ambiente, mentre la proposta del ministro sembra puntare esclusivamente a ridurre i vincoli imposti ai cacciatori.

L’opinione di storici e naturalisti

Anna Giordano, nota per la sua battaglia contro il bracconaggio dei falchi sullo Stretto di Messina, e Emanuele Biggi, naturalista e conduttore del programma Geo&Geo, hanno entrambi espresso la necessità di tutelare i valichi montani, aree vitali per la fauna migratoria. Nonostante le normative vigenti dal 1992, queste zone non hanno mai ottenuto alcuna protezione effettiva. Recentemente, l’intervento di alcuni giudici ha spinto Lombardia e Veneto a istituzionalizzare i divieti di caccia in queste aree, ma ora il governo cerca di annullare queste importanti norme.

In questo contesto di pressione politica, le voci degli esperti divengono ancora più forti e chiare. La loro lotta viene anche supportata dal riconoscimento dell’importanza dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che i cacciatori hanno tentato di controllare per influenzare le scelte politiche riguardanti la fauna.

La posizione del CABS e le critiche al governo

Immensamente critici nei confronti di queste misure, i rappresentanti del CABS concludono con un’accusa netta nei confronti del governo attuale, descritto come teso a silenziare la scienza e a punire le voci dissenzienti. Questo approccio viene visto come una grave minaccia non solo per le popolazioni animali ma anche per tutti coloro che si battono per la tutela dell’ambiente. Gli esperti evidenziano che, invece di occuparsi del bracconaggio e delle sanzioni relative, il governo sembra più interessato a reprimere chi si oppone alla caccia.

Le misure proposte secondo il CABS non solo avvantaggiano i cacciatori, definiti come una lobby arrogante e ipocrita, ma tolgono spazi di libertà e protezione necessari per la fauna selvatica. Il dibattito su questo tema si intensifica sempre di più, mettendo in evidenza la frattura crescente tra interessi economici e la necessità di proteggere il patrimonio naturale del Paese.