Italia in Movimento: nuove sfide e opportunità per la biodiversità e i parchi nazionali
La Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 mira a proteggere il 30% di terra e mare nell’UE, ma l’Italia deve affrontare sfide significative per raggiungere questi obiettivi.

Italia in Movimento: nuove sfide e opportunità per la biodiversità e i parchi nazionali - Movitaliasovrana.it
La Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 si propone di proteggere vasti spazi di terra e mare dell’Unione Europea. Con l’intento di salvaguardare almeno il 30% della superficie terrestre e dei mari, il piano ha trovato applicazione anche in Italia, dove si sta cercando di aumentare la salute degli ecosistemi. Tuttavia, nonostante alcuni progressi, la strada da percorrere è ancora lunga, e segnali recenti pongono interrogativi sull’effettiva volontà di proteggere l’ambiente.
I dati attuali sulla biodiversità in Italia
Secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA, aggiornato a giugno 2024, la situazione della protezione ambientale in Italia evidenzia uno stato di fatto complesso. Attualmente, il 21,68% del territorio italiano è protetto mentre l’11,62% delle acque territoriali riceve una tutela adeguata. Questi numeri, sebbene in crescita rispetto al passato, indicano che l’Italia non ha ancora raggiunto gli obiettivi europei stabiliti, il che solleva interrogativi sulla gestione e sull’efficacia delle politiche ambientali attuate.
Il 22 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, è stato celebrato un importante traguardo con l’annuncio della creazione del 25° Parco Nazionale del Matese. Questo nuovo parco, che copre un’area di circa 88.000 ettari tra Campania e Molise, rappresenta un’espansione significativa rispetto al parco regionale preesistente. La legge istitutiva, risalente a dicembre 2017, ha finalmente trovato attuazione grazie a una sentenza del TAR, smuovendo le acque su un’iniziativa che era rimasta a lungo in attesa.
Tuttavia, l’istituzione del Parco Nazionale del Matese non segna la fine delle sfide, bensì l’inizio di una fase di gestione provvisoria che richiederà tempo e pazienza per diventare operativa. È cruciale che si continui a lavorare affinché le aree protette non rimangano solo un’ambizione sulla carta, ma si trasformino in realtà tangibili per il bene della biodiversità.
Le critiche ai recenti provvedimenti regionali
Nonostante gli sviluppi positivi, l’ultimo anno ha messo in evidenza anche preoccupanti tentativi di ridimensionare le aree protette. Un caso emblematico è la legge della Regione Abruzzo, che ha cercato di ridurre la dimensione del Parco Regionale Sirente-Velino di diverse migliaia di ettari, tentativo puntualmente bocciato dalla Corte Costituzionale. Altre minacce provengono dalla Regione Veneto, che ha proposto di ridurre il Parco Regionale della Lessinia di circa il 18%, generando una risposta significativa da parte della popolazione, con oltre diecimila persone mobilitate in una manifestazione di protesta.
La distruzione della Riserva Naturale del Borsacchio, ridotta da 1100 a soli 24 ettari, rappresenta un altro triste esempio dell’approccio di alcuni amministratori nei confronti della conservazione. Tali scelte, spesso motivate da interessi economici immediati, evidenziano la crescente difficoltà nel mantenere un equilibrio tra sviluppo e protezione ambientale.
La recente proposta per il Parco dell’Adamello
Nelle ultime settimane, il dibattito si è acceso nuovamente, in particolare per la proposta di Gian Battista Bernardi, assessore della Comunità Montana di Valle Camonica, che ha suggerito di ridimensionare il Parco dell’Adamello. La proposta prevede l’esclusione dalla tutela delle aree tra il fondovalle e i 1600 metri di quota, riducendo di circa 25.000 ettari un parco già vasto di 51.000 ettari. Questo tipo di razionalizzazione, presentata come necessaria per il sostenimento socioeconomico del territorio, ha sollevato scetticismo tra gli esperti.
Detto parco è una delle aree protette più grandi della Lombardia, collegandosi a importanti parchi regionali e nazionali, creando un’importante rete di habitat naturali. La gestione di queste aree deve sempre focalizzarsi sulla salvaguardia dell’ambiente, non solo sul profitto a breve termine. Nessuno può negare l’importanza della sostenibilità, poiché un ambiente sano è essenziale per il benessere delle comunità locali e per le future generazioni.
Verso un futuro più verde: aspettative e impegni
La questione non è chiusa e la comunità ambientalista, insieme a numerosi cittadini preoccupati, continua a chiedere un rispetto rigoroso degli impegni presi dalle autorità. Ci sono ancora parchi nazionali consolidati che attendono una nomina ufficiale da oltre trent’anni, come il Gennargentu e il Delta del Po, un’attesa che riflette la lentezza e la complessità delle procedure burocratiche.
Le aree marine protette sono un altro fronte critico: il ritardo nella loro istituzione contrasta con le necessità di salvaguardare gli ecosistemi marini. Senza un intervento decisivo e tempestivo, molte zone rischiano di rimanere tutelate solo formalmente, come nel caso delle Alpi Apuane. Si fa quindi sempre più urgente un impegno serio e concreto per la natura, un invito a tutti gli attori coinvolti a collaborare per costruire un futuro che sappia fondere sviluppo e conservazione.