La dirigente scolastica che sfida la burocrazia e mantiene aperte le scuole durante il referendum
La dirigente scolastica Paola Pasqualin dell’Istituto Comprensivo “Trento 5” promuove l’attività didattica durante le elezioni, sfidando la tradizione e sottolineando l’importanza della partecipazione civica per gli studenti.

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La Dirigente Scolastica Paola Pasqualin, dell’Istituto Comprensivo “Trento 5”, ha dimostrato che è possibile mantenere attiva l’attività didattica anche durante le elezioni. Questa decisione non solo infrange una prassi consolidata, ma segna anche un importante passo verso una riflessione più ampia sul ruolo delle scuole nelle dinamiche democratiche.
Il coraggio di non chiudere le scuole
In un periodo di crescenti tensioni sociali legate alla burocrazia, la scelta di Pasqualin di non sospendere le lezioni durante il referendum si erge come un esempio di coraggio e determinazione. Contrariamente alla consuetudine che vede la chiusura degli istituti scolastici durante eventi elettorali, la dirigente ha deciso di opporsi a tali disposizioni. Nonostante le normative che mirano a escludere estranei dalle scuole per ragioni di sicurezza, Pasqualin ha dimostrato che le lezioni possono continuare senza interferire con le operazioni di voto.
Questa decisione ha richiesto non solo una forte volontà, ma anche un’attenta collaborazione con le autorità locali, inclusi il Comune e la Questura. La dirigente ha sottolineato l’importanza di un’educazione attiva, in grado di coinvolgere gli studenti in un processo di comprensione del significato del voto. Nella comunicazione con la comunità scolastica, ha evidenziato quanto sia fondamentale per i giovani vedere gli adulti partecipare attivamente alla vita democratica, ponendo quindi domande e instaurando dialoghi costruttivi.
L’importanza educativa della partecipazione
La lettera di Pasqualin ha suscitato l’interesse collettivo, parlando alle radici dell’educazione civica. La dirigente ha scritto: “Pensate ai ragazzi e alle ragazze, che vedendo gli adulti andare a votare, possono comprendere l’importanza di esprimere la propria opinione. È fondamentale trasmettere il valore della democrazia attraverso l’interazione in un ambiente di apprendimento.”
La sua intuizione non si limiterà a un semplice gesto, ma mira a seminare nei giovani il concetto di partecipazione attiva. La consapevolezza del diritto di voto è un pilastro necessario per la costruzione di cittadini responsabili e informati. Questo approccio rappresenta un vero e proprio invito a tutti gli educatori: non solo insegnare, ma anche coinvolgere, in modo che gli studenti possano sentirsi parte di un processo più ampio.
Un contesto complesso: le scuole come sedi di seggio elettorale
Ben si inserisce nel contesto di Elezioni che storicamente vedono gran parte dei seggi allestiti in edifici scolastici. Secondo dati provenienti dal Ministero dell’Interno, nel 2021 circa il 75% dei seggi era ubicato in scuole, con un’alta percentuale che ha comportato giorni di assenza dalle lezioni. Queste interruzioni non solo limitano le opportunità di apprendimento ma creano anche disagi nelle famiglie e nelle comunità.
Da anni, Pasqualin e gli altri dirigenti scolastici di Trento stanno lottando per ottenere una maggiore flessibilità. La loro richiesta è supportata dalla necessità di migliorare l’uso degli spazi scolastici senza compromettere l’attività didattica. La Questura, quest’anno, ha mostrato un apertura verso questa idea, approvando la coesistenza di attività didattiche e seggi elettorali in alcuni istituti, segnale che le cose potrebbero cambiare.
La lotta continua per un cambiamento culturale
Il tema dell’utilizzo delle scuole come sedi elettorali ha sollevato interrogativi anche da parte di diverse associazioni, tra cui Cittadinanzattiva. Da anni impegnati nella battaglia per l’adeguamento delle prassi, denunciano la pratica di chiudere le scuole per le elezioni come una vera e propria stortura. La loro campagna “Stop ai seggi elettorali nelle scuole” ha l’obiettivo di evidenziare le buone pratiche adottate da enti locali e istituti che hanno trovato soluzioni alternative.
Il problema non risiede solo nella chiusura, ma anche nella mancanza di investimenti per garantire la disponibilità di spazi alternativi. Fino ad oggi, solo una limitata somma è stata stanziata per supportare le amministrazioni. La necessità di un cambiamento di mentalità è chiara: le scuole devono rimanere aperte, non solo come luoghi di insegnamento, ma come spazi di partecipazione attiva alla vita pubblica e sociale.