Nuove indagini su delitti politici-mafiosi in Sicilia: la riapertura dei casi Reina e Mattarella
La Procura di Palermo riapre le indagini sugli omicidi di Michele Reina e Piersanti Mattarella, esplorando legami tra mafia e politica attraverso nuove tecnologie e testimonianze storiche.

Nuove indagini su delitti politici-mafiosi in Sicilia: la riapertura dei casi Reina e Mattarella - Movitaliasovrana.it
Riaprire casi di omicidi avvenuti decenni fa costituisce una sfida sia per le forze dell’ordine che per la giustizia. La Procura di Palermo ha riavviato le indagini sull’omicidio dell’ex segretario provinciale della Democrazia Cristiana, Michele Reina. Murder in Sicilia rimane un tema complesso, con connessioni tra mafie e politica che si dipanano nel tempo. Contemporaneamente, si sono avviati nuovi accertamenti sull’omicidio di Piersanti Mattarella, altro capitolo oscuro della storia siciliana. La direzione distrettuale antimafia ha avviato l’analisi di vecchi reperti, affiancando le tecnologie moderne a indagini storiche.
Le indagini riaperte su Michele Reina
La Procura di Palermo, su mandate della direzione distrettuale antimafia, ha avviato la raccolta di foto e video sull’agguato che costò la vita a Michele Reina il 9 marzo 1979. A distanza di 46 anni, le autorità cercano di ricostruire quel momento cruciale nella storia della Sicilia, dove la mafia manteneva un potere innegabile. Gianluca, l’investigatore incaricato del caso, spiega come si speri di trovare materiale inedito che possa aiutare a chiarire le dinamiche di quel delitto.
Reina, il quale si era distinto per il suo impegno politico e il tentativo di avvicinamento tra DC e sinistra, fu Assassinato mentre stava salendo in auto con la moglie e alcuni amici. I sicari, armati di pistole di calibro 38, l’hanno colpito in maniera brutale. Il commando è fuggito a bordo di una Fiat Ritmo rubata. La rivendicazione dell’omicidio da parte del gruppo terroristico “Prima Linea” ha risvegliato interrogativi sulla possibile intersezione tra mafia e terrorismo, uno dei nodi centrali della storia italiana.
Seppur siano stati condannati alcuni membri di Cosa Nostra per questo crimine, rimangono dati mancanti; i colpevoli materiali non sono mai stati identificati, lasciando un vuoto nella narrazione di quelli che gli esperti definiscono i “delitti politici-mafiosi”. Le nuove indagini potrebbero portare a una rivalutazione delle piste seguite e aprire a nuovi scenari, grazie all’analisi delle moderne tecnologie e all’intercettazione di eventuali conversazioni tra affiliati mafiosi.
Il legame tra i delitti di Reina e Mattarella
Nel contesto delle nuove indagini, emergono collegamenti storici tra i delitti di Michele Reina e Piersanti Mattarella, ucciso nel gennaio 1980. Giovanni Falcone, il noto magistrato palermitano, aveva specificato nel suo verbale del 1990 l’esistenza di un “filo unico” che unisce questi omicidi, suggerendo un’intrecciata rete di mandanti e motivazioni che travalicano le singole esecuzioni. Falcone era convinto che l’omicidio di Mattarella fosse orchestrato da più soggetti, inclusi elementi dell’estremismo politico.
Alcuni esperti considerano sempre più probabile che la mafia siciliana potesse collaborare con gruppi di destra radicale per mantenere il controllo sulla situazione politica della regione. Questo avveniva in un periodo storico caratterizzato da instabilità politica e profondi cambiamenti sociali, dove ogni omicidio rappresentava non solo un attacco diretto a singoli individui, ma anche un’azione volta a destabilizzare il panorama politico.
Mentre proseguono le indagini sulla morte di Reina, la Procura di Palermo si sta concentrando anche su un’impronta lasciata nello sportello della Fiat 127 utilizzata per la fuga dopo l’omicidio di Mattarella. L’analisi del Dna potrebbe fornire riscontri cruciali, accrescendo così la speranza di fare finalmente luce su uno dei capitoli più bui della storia siciliana.
Le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta
Un elemento che ha decisamente modificato il corso delle indagini è stata la testimonianza di Tommaso Buscetta, noto pentito di Cosa Nostra. Le sue dichiarazioni, rese al giudice Giovanni Falcone e agli investigatori, hanno aperto nuove prospettive nel legame tra gli omicidi politici e la mafia. Buscetta ha identificato il boss Totò Riina come il mandante dell’omicidio di Reina, avviando una vera e propria nuova fase nelle indagini.
Grazie a queste rivelazioni, la cupola mafiosa è stata colpita, e diversi membri, considerati protagonisti nel coordinamento degli omicidi, sono stati condannati. Tuttavia, l’assenza di colpevoli diretti per l’omicidio di Reina ha lasciato aperti interrogativi. In particolare, le informazioni riguardanti le collaborazioni tra mafia e apparati politici o paramilitari di estrema destra continuano a fare discutere e a spingere i magistrati a indagare ulteriormente.
Questa fase di rinnovata attenzione verso le vecchie indagini potrebbe non solo riaccendere il dibattito pubblico sui crimini irrisolti, ma anche spingere le nuove generazioni a riflettere su come la storia del passato possa influenzare il presente. Con l’impiego di nuove tecnologie e metodologie investigative, si cerca di andare oltre l’immobilismo che ha contraddistinto le indagini precedenti.
La pista nera e il coinvolgimento di Valerio Fioravanti
Le indagini sul delitto di Michele Reina non possono prescindere dalla pista nera, che ha portato a confronti tra testimoni e presunti attori del crimine. La vedova di Reina, Marina Pipitone, ha dato una testimonianza decisiva, affermando di aver riconosciuto una forte somiglianza tra l’assassino di suo marito e il noto terrorista di estrema destra, Valerio Fioravanti. Nonostante le ricognizioni fotografiche e dal vivo abbiano rafforzato la sua impressione, Fioravanti è stato comunque prosciolto dalle accuse, dato che al momento del delitto si trovava a Roma.
Tuttavia, il dibattito resta acceso: era possibile che diversi gruppi, includendo elementi dell’eversione nera, avessero convergenze d’interesse con Cosa Nostra? Questa domanda continua a essere centrale, rendendo il caso Reina non solo un esempio di delitto mafioso, ma anche un capitolo cruciale della politica italiana del tempo, dove le stragi e gli omicidi rappresentavano il risultato di conflitti ideologici e lotte di potere. La connessione tra mafia e terrorismo è un tema caldo e difficile da digerire, un argomento che merita di essere studiato con cura.
Allo stesso modo, la nuova indagine sull’omicidio di Piersanti Mattarella, nella quale sono chiamati in causa giovani esecutori appartenenti a famiglie mafiose, aggiunge un ulteriore strato di complessità alla vicenda. Per la Procura, l’impronta identificata nello sportello della Fiat 127 utilizzata per la fuga rappresenta una ghiotta occasione per chiudere un cerchio che dura da decenni, portando alla luce verità nascoste e finalmente rendendo giustizia a chi ha subito il dolore di perdere un congiunto in circostanze così tragiche e misteriose.