Discriminazione di Genere nel Sistema Giudiziario: il Caso di Monica Velletti e la Nomina del Tribunale di Treviso
Monica Velletti ricorre al Tar contro il Csm per la nomina di Andrea Carli, evidenziando la disparità di genere nella magistratura italiana e sollevando interrogativi sui criteri di selezione.

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In un evento che ha suscitato grande attenzione e dibattito, Monica Velletti, una magistrata esperta in diritto di famiglia, ha fatto ricorso al Tar contro il Csm, accendendo i riflettori sulla questione della parità di genere all’interno della magistratura italiana. La vicenda coinvolge la nomina di Andrea Carli, scelto come presidente del Tribunale di Treviso in luogo delle due candidate donne, suscitando interrogativi e riflessioni sui meccanismi di selezione e distribuzione degli incarichi.
La questione della parità di genere nel Csm
La disparità di trattamento tra uomini e donne nel conferimento delle posizioni direttive in magistratura è emersa in tutta la sua gravità. Con un attuale Csm insediato nel 2023, su 197 posti direttivi, gli uomini hanno ricevuto 139 nomination, mentre solo 58 sono andate a donne, raggiungendo una percentuale di ben il 29%. Monica Velletti ha fatto notare che se si continua su questa strada, la parità effettiva potrebbe richiedere oltre cinque decenni. Queste statistiche non sono solo numeri, ma rappresentano una lente attraverso cui osservare l’ineguaglianza sistematica che permea il sistema giuridico.
Il contesto di Treviso e la selezione del nuovo presidente
Treviso, la città natale del ministro della Giustizia Carlo Nordio, è diventata il palcoscenico di questa contesa. Sono state presentate due candidature femminili, entrambe con notevoli qualifiche: Monica Velletti e Daniela Ronzani, quest’ultima già alla guida della prima sezione civile del tribunale. Malgrado le loro esperienze e competenze superiori, il Csm ha preferito Andrea Carli, un magistrato proveniente da Biella, risultando una scelta alquanto controversa. Le radici politiche di Carli, unite al supporto di noti esponenti del centrodestra, sollevano interrogativi sulle dinamiche alla base di questa nomina.
Le reazioni politiche e l’intervento del Tar
Non è passato inosservato che la nomina di Carli sia stata accolto con entusiasmo dal governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha elogiato le sue competenze e la sua esperienza. Tuttavia, la scelta ha sollevato polemiche all’interno dello stesso Csm, creando un clima di tensione. Con la pressione esercitata dalla richiesta di chiarezza e giustizia, il Csm ha dovuto fare un passo indietro, decidendo di sospendere la nomina in autotutela. Queste dinamiche hanno portato alla riapertura del caso da parte della quinta commissione del Csm, e Velletti ha presentato il suo ricorso al Tar, appoggiata anche dalla consigliera di parità del Comune di Roma, Gianna Baldoni, che ha evidenziato una violazione della parità di trattamento.
La lotta per la giustizia e il futuro delle donne in magistratura
La vicenda di Velletti non è solo una questione personale, ma rappresenta un simbolo di lotta per i diritti delle donne in ambito giuridico. I dati parlano chiaro: a marzo 2024, su 9.300 magistrati, ben 5.229 sono donne, ma solo il 28,8% di loro occupa ruoli dirigenziali. Anche con l’elezione della prima donna a presidente della Cassazione, Margherita Cassano, le cose sembrano cambiare lentamente, ma non abbastanza. La discriminazione sistematica si manifesta nella valutazione delle esperienze professionali di magistrati uomini rispetto alle colleghe donne, creando un divario di opportunità inaccettabile.
La professione di Velletti e le sue credenziali
Monica Velletti porta con sé un curriculum impressionante: ha emesso oltre 2.200 provvedimenti tra il 2021 e il 2023, ha pubblicato centinaia di sentenze su riviste giuridiche e ha ricoperto ruoli significativi, anche a livello parlamentare sulla questione del femminicidio. Nonostante ciò, il Csm sembra aver ignorato questi risultati nel valutare le candidature, concentrandosi su un candidato sponsorizzato da correnti politiche. Questa situazione pone interrogativi importanti su come vengano valutati i candidati e quali criteri siano realmente utilizzati per prendere decisioni così cruciali.
L’arte della giustizia in Italia è in una fase cruciale, e la straordinaria esperienza di Velletti e la risposta del sistema giudiziario al suo ricorso promettono di influenzare non solo il suo futuro, ma anche quello di molte donne che aspirano a cariche dirigenziali nel campo della magistratura. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’onda di cambiamento che attraversa il settore giuridico italiano potrà finalmente piegare la traiettoria verso una maggiore equità di genere.