Fisco e condoni: il dibattito si infiamma dopo le parole di Giorgia Meloni agli Stati generali
Giorgia Meloni propone un fisco più equo e meno oppressivo, ma Marco Travaglio critica le contraddizioni del sistema attuale, evidenziando il peso fiscale su lavoratori e pensionati rispetto ai contribuenti evasori.

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L’argomento fiscale è tornato al centro dell’attenzione pubblica dopo le recenti dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni agli Stati generali dei commercialisti del 2025. In questo contesto, Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ha offerto una critica serrata alle politiche fiscali del governo, mettendo in luce le contraddizioni sui condoni e il carico fiscale sui cittadini.
Il discorso di Giorgia Meloni e le promesse sul fisco
Durante il suo intervento, Giorgia Meloni ha affermato che “il fisco italiano non deve soffocare la società”, e ha esortato a un cambiamento nell’approccio fiscale per promuovere la prosperità di famiglie e imprese. L’invito della premier è chiaro: un sistema fiscale giusto deve offrire un chiarimento delle regole e un adeguato rapporto tra tassazione e servizi pubblici. La sua posizione punta a una semplificazione del sistema fiscale, che dovrebbe risultare meno opprimente e più favorevole alla crescita economica.
Tuttavia, l’argomento non è esente da polemiche, come evidenziato da Travaglio, il quale ha sottolineato il paradosso della situazione. Infatti, la realtà dei fatti pare contraddire l’idea di un fisco “leggero”: milioni di cittadini si trovano a sostenere un peso fiscale elevato, mentre una quota significativa della popolazione contribuisce poco o nulla. Meloni ha chiarito che l’obiettivo è quello di modificare le condizioni attuali, tuttavia il percorso verso un cambiamento reale richiede azioni concrete e non esclusivamente dichiarazioni pubbliche.
Le critiche di Marco Travaglio e il sistema attuale
Marco Travaglio non ha risparmiato critiche alle affermazioni della presidente del Consiglio, sottolineando come l’attuale sistema fiscale sembri gravare ingiustamente su dipendenti e pensionati. Dalla sua analisi emerge che, su oltre 42 milioni di contribuenti, 12 milioni non pagano tasse, il che solleva interrogativi sulla giustizia e sull’equità del sistema. Questa situazione evidenzia le difficoltà di chi, come lui stesso, si trova a supportare il carico fiscale di chi non contribuisce.
Un dato che esprime questa problematica è che l’84% degli introiti fiscali proviene da lavoratori dipendenti e pensionati, i quali, secondo Travaglio, sostengono il peso fiscale per un 15% di contribuenti che non partecipano al finanziamento dei servizi pubblici. Questa disparità crea non solo una divisione tra cittadini virtuosi e chi evade le tasse, ma genera anche un clima di frustrazione tra coloro che si sentono penalizzati.
Travaglio ha definito questo sistema come una struttura inadeguata, portando alla luce la sensazione di ingiustizia che può pervadere la popolazione. La preoccupazione nasce non solo dall’elevato livello di tassazione, ma anche dalla percezione che vantaggi e privilegi vengono conferiti a chi riesce a eludere le proprie responsabilità fiscali.
La questione dei condoni e le risposte a Franco Bernabè
In ultimo, non è passata inosservata la risposta di Marco Travaglio alle affermazioni di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, riguardo alla storicità dei condoni fiscali in Italia. Secondo Bernabè, ogni governo ha utilizzato strumenti di condono fiscale, ma Travaglio ha contestato questa visione, evidenziando che il governo Prodi, ad esempio, non ha mai adottato misure simili.
L’impatto dei 20 condoni attuati sotto la guida di Meloni, pari a quasi uno al mese, è stato un tema centrale della sua riflessione. Il direttore del Fatto ha rimarcato come questo tipo di approccio rappresenti un record nella storia recente italiana. Neanche il governo di Berlusconi, famoso per le sue politiche fiscali, era mai giunto a tali livelli. L’utilizzo frequente di condoni, secondo Travaglio, non solo rischia di minare la credibilità del sistema fiscale, ma potrebbe anche incentivare comportamenti scorretti.
La questione quindi non è solo legata alla gestione delle finanze pubbliche, ma si intreccia con grandi temi di responsabilità civica, equità e giustizia sociale. In un dibattito così acceso, è cruciale comprendere le posizioni e le scelte di chi governa, non soltanto per il presente, ma anche per costruire un futuro di fiducia tra le istituzioni e i cittadini.