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Il governo Meloni tra promesse fiscali e realtà economica: un bilancio preoccupante

La riforma fiscale del governo Meloni delude le aspettative, con una pressione fiscale in aumento e promesse di riduzione delle tasse rimaste inattuate, mentre l’evasione fiscale continua a rappresentare una sfida.

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Il governo Meloni tra promesse fiscali e realtà economica: un bilancio preoccupante - Movitaliasovrana.it

La situazione fiscale italiana sotto il governo Meloni continua a sollevare dubbi e preoccupazioni. Secondo il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, il bilancio della riforma fiscale dell’esecutivo attuale sta deludendo le aspettative. Con la crescita economica stagnante, le promesse di riduzione delle tasse e di rilancio dei servizi pubblici sono diventate un tema scottante nel dibattito nazionale.

La pressione fiscale e le promesse non mantenute

Nel 2024, la pressione fiscale complessiva ha raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni, con previsioni di mantenimento di questo trend almeno fino al 2027. Misiani evidenzia come il cosiddetto “fiscal drag” abbia penalizzato i redditi da lavoro del ceto medio, annullando i potenziali benefici del taglio del cuneo fiscale. La situazione appare ulteriormente complicata dalla scarsa adesione al concordato preventivo, con meno di un contribuente su sei che ha scelto questa opzione, lasciando molti italiani a fronteggiare il peso delle tasse senza alcun aiuto reale.

Il vero nocciolo della questione è, per il senatore, la crescente incapacità del governo di affrontare il problema dell’evasione fiscale. Nonostante le affermazioni di Meloni circa i progressi nella lotta contro i trasgressori, molti esperti riscontrano che le riforme introdotte sono state sostanzialmente inefficaci. La promessa di riformare il sistema tributario italiano rimane, per ora, un’illusione che non ha prodotto cambiamenti tangibili, e in effetti, alcuni problemi sono diventati ancora più evidenti.

Le divisioni nella maggioranza e l’incertezza delle riforme

Sulle questioni fiscali e su altri temi di politica economica, la maggioranza sembra divisa e paralizzata. Le promesse di taglio delle tasse per il ceto medio, ribadite da Meloni, sono state ridimensionate dal ministro Giorgetti, il quale ha rinviato gli interventi previsti a tempi indefiniti. La situazione è ulteriormente aggravata dalle proposte di nuove rottamazioni delle cartelle esattoriali, che potrebbero risultare insostenibili finanziariamente e incompatibili con una reale riduzione delle aliquote IRPEF.

Questa mancanza di visione chiara ed unità d’intenti rende difficile per il governo andare avanti. Misiani sottolinea che mentre i conti pubblici sono formalmente in regola con le norme di Bruxelles e ricevono apprezzamenti dai mercati, l’economia reale si trova in una fase stagnante. L’incertezza economica, accentuata dai dazi imposti dagli Stati Uniti, aggiunge ulteriore pressione sul sistema produttivo italiano.

Necessità di riforme strutturali e strategie per la crescita

Il futuro dell’Italia richiede una strategia chiara e concertata per stimolare la crescita economica e affrontare le sfide che si profilano all’orizzonte. Per Misiani, le riforme strutturali rappresentano una priorità: misure che puntino a migliorare la produttività, ridurre i costi energetici per le aziende e le famiglie, e garantire l’introduzione di una legge sul salario minimo sono tutte necessarie per dare un impulso significativo all’economia.

Tuttavia, l’attuale governo sembra essere distratto da altre questioni e incapace di formulare una risposta coerente ed efficace alle sfide economiche. Senza un’inversione di rotta, il rischio è che non ci siano risorse sufficienti per finanziare i servizi pubblici essenziali, dalla salute all’istruzione, creando ulteriori disparità e tensioni sociali. È evidente che la situazione richiede una riflessione seria e un impegno rinnovato per affrontare i problemi economici che affliggono il Paese.