L’anno cruciale della televisione italiana: l’intervista a Confalonieri prima del referendum del ’95
Intervista a Fedele Confalonieri, presidente di Fininvest, che analizza le tensioni politiche e mediatiche in vista del referendum cruciale per la regolamentazione della televisione privata italiana.

L'anno cruciale della televisione italiana: l'intervista a Confalonieri prima del referendum del '95 - Movitaliasovrana.it
Nei giorni che precedono un evento chiave per il futuro della televisione italiana, emerge un’intervista rivelatrice a Fedele Confalonieri, all’epoca presidente di Fininvest. L’incontro, avvenuto il 5 maggio 1995, avviene in un clima di alta tensione e attesa. Il referendum si presenta come una consultazione fondamentale per la regolamentazione della televisione privata, un tema che continua a influenzare il panorama mediatico del paese.
La pressione dei referendum e il giudizio finale
Fedele Confalonieri, rispondendo a una domanda sul “giudizio di Dio” evocato da Silvio Berlusconi, ironizza dicendo che potrebbe trattarsi piuttosto del “giudizio della Madonna”. Questo scambio di battute sottolinea la tensione nel protagonista del mercato televisivo mentre si avvicinano le consultazioni referendarie. Confalonieri ammette che i margini per un’ulteriore trattativa sono ormai ridotti e che i tempi sono estremamente ristretti, affermando che ora sembrano addirittura insufficienti per varare leggi adeguate.
La situazione si fa sempre più complessa, e viene ribadito che la crisi non è solo il risultato di decisioni personali, ma rappresenta un punto di non ritorno in una vicenda che ha visto intensi scontri. Confalonieri evidenzia la confusione di tempistiche tra il suo auspicio di una trattativa e l’avvio immediato delle procedure di riforma del consiglio di amministrazione di Rai, che sembrano segnare l’inizio di un conflitto aperto. La responsabilità dei provvedimenti diventa oggetto di accusa reciproca, rendendo chiara la difficoltà di trovare un accordo pacifico.
Il ruolo degli alleati politici
A proposito della crescente diffidenza tra i principali attori politici, Confalonieri esprime il suo punto di vista, smentendo l’idea che Berlusconi non possa contare sui suoi alleati. Per lui, non ci sono segnali di inaffidabilità tra le forze del Polo. Questo è una dichiarazione significativa, che mette in evidenza la solidità delle alleanze politiche, contrariamente alle percezioni di instabilità diffuse tra le fila avversarie. La questione di fondo rimane se le forze politiche avrebbero potuto trovare soluzioni alternative per evitare il referendum in un clima di franca conflittualità.
La proposta di una “public company”
Quando si discute la proposta di Roberto Previti riguardante la trasformazione di Rai e Fininvest in una “public company”, Confalonieri evidenzia come il progetto ricordi quello già sviluppato da Fininvest, il quale consentirebbe una partecipazione azionaria anche al di sotto della soglia del 50%. Sebbene l’idea di una trasformazione in “public company” possa sembrare un’opportunità, egli osserva che non basterà a fermare il referendum, poiché da un lato rappresenta una soluzione gradita, dall’altro non è chiaro se questo possa effettivamente prevenire le consultazioni.
Un aspetto rilevante del discorso riguarda la posizione dei cittadini e delle opinioni pubbliche nei confronti del referendum, che si trovano davanti a domande cruciali. La possibilità di vedere una Rai consolidata e Fininvest impoverita potrebbe influire sulla decisione dei votanti.
La reazione alle dichiarazioni di Marcello Dell’Utri
Fedele Confalonieri non si risparmia nel commentare le affermazioni attribuite a Marcello Dell’Utri, presidente di Publitalia, rivelando il suo scetticismo rispetto alle dichiarazioni che preannunciano una possibile debacle per i referendum. Sottolineando il dialogo avvenuto con Dell’Utri, Confalonieri cerca di ridimensionare la gravità delle affermazioni, ma riconosce anche che le preoccupazioni per il futuro delle aziende sono reali. L’interesse di editori internazionali è tangibile, e l’ammirazione per la stabilità della Fininvest si mescola con le inquietudini per un contesto che sta cambiando rapidamente.
Considerazioni sul futuro di Fininvest e la posizione nel mercato
Confalonieri affronta anche la questione della possibile cessione di una rete in un contesto più ampio di ristrutturazione del sistema televisivo. Egli apre alla possibilità di considerare proposte di vendita, soprattutto se la Rai ottenesse lo stesso trattamento e le stesse opportunità. Il campo delle televisioni tematiche, sebbene estranea alla tradizione della televisione generalista italiana, rappresenta una direzione percorribile e coerente con le necessità di innovazione.
Nonostante le incertezze, il presidente di Fininvest si mostra fiducioso sulla preparazione della squadra che guida, definendola come un gruppo di “lottatori” pronti a affrontare le battaglie con determinazione.
La strategia nella battaglia referendaria
La discussione si sposta sulla strategia per affrontare il referendum. Confalonieri non nasconde le sfide che li attendono e l’imminente bisogno di parare attacchi non solo sul piano politico, ma anche in ambito comunicativo. Fa riferimento agli episodi di disinformazione da parte dei suoi avversari e alla necessità di una mobilitazione efficace per sostenere una campagna consapevole. L’atteggiamento difensivo di Confalonieri si rivela un indice della consapevolezza generale sulle complessità del panorama attuale.
L’intervista con Fedele Confalonieri si configura quindi come un momento cruciale nell’evoluzione della televisione italiana, in un contesto di grande fermento politico e mediatico. La ristrutturazione dell’intero settore non è solo una questione di legge, ma una battaglia per il futuro dell’informazione e dell’entertainment nel paese.