Polemica al liceo Mamiani di Pesaro: gli studenti protestano contro una lezione politica impropria
Controversia al liceo Mamiani di Pesaro: studenti denunciano una lezione di educazione civica come propaganda politica, sollevando interrogativi sull’imparzialità dell’insegnamento e il ruolo della scuola nella formazione civica.

Polemica al liceo Mamiani di Pesaro: gli studenti protestano contro una lezione politica impropria - Movitaliasovrana.it
Al liceo Mamiani di Pesaro, un episodio controverso ha scatenato un forte dibattito tra studenti, genitori e istituzioni. Il malcontento è esploso dopo che una lezione di educazione civica, tenuta dalla professoressa Simonetta Drago, consigliera comunale del Partito Democratico, è stata percepita dagli studenti come un tentativo di propaganda politica in vista del referendum dell’8 e 9 giugno. La questione non solo tocca il tema dell’imparzialità dell’insegnamento, ma solleva interrogativi sul ruolo della scuola nella formazione civica dei giovani.
Gli studenti contestano l’indottrinamento politico in aula
Il rischio di trasformare l’aula in un palcoscenico per iniziative politiche non è passato inosservato agli alunni del liceo Mamiani. In loro difesa, il gruppo ha denunciato la modalità con cui si è svolta l’ultima lezione dell’anno scolastico, successiva al coinvolgimento di solo alcune classi, in particolare quelle ultime, nel dibattito sul referendum. Agrupandosi, gli studenti hanno inoltrato una lettera al Resto del Carlino, evidenziando come quel momento di apprendimento fosse stato stravolto da intenti politici celati. Purtroppo, sono convinti che stessero ricevendo un messaggio di parte, piuttosto che imparare in modo critico sui temi referendari. “Quella che doveva essere una lezione di educazione civica si è rivelata una propaganda mascherata. Perché convocare solamente le classi quarte e quinte?”, si sono chiesti in maniera retorica, evidenziando il dubbio sull’obiettività dell’intervento.
Gli studenti affermano di sentirsi “amareggiati” per come il materiale didattico, cosiddetto “neutro e oggettivo”, sia stato trascurato a favore di un racconto di parte. “L’insegnante ha tentato di presentarsi come imparziale, ma le sue affermazioni rivelavano il contrario, rendendo poco credibile il suo approccio”, hanno affermato. A rompere l’equilibrio anche il modo in cui sono stati invitati a partecipare: alcuni fra loro si sono sentiti costretti a presenziare, come se fosse un obbligo. Al contrario, diversi docenti che avrebbero potuto dissentire hanno deciso di non partecipare. Gli alunni hanno evidenziato che l’evento non era stato approvato dal consiglio di istituto né era incluso nel piano formativo. Per loro, si è trattato di “un’occasione costruita ad arte”.
La reazione della politica: Rossano Sasso interviene
La questione non ha tardato a far discutere anche le istituzioni. Il deputato Rossano Sasso, capogruppo della Lega in commissione Scienza, Cultura e Istruzione, ha preso posizione contro l’operato della professoressa Drago, accusandola di sfruttare la sua posizione per veicolare ideologie politiche. A suo avviso, l’accaduto rappresenta un esempio di come l’educazione si possa prestare a forme di indottrinamento. Sasso ha sottolineato che l’insegnamento dovrebbe restare un ambito neutro, avulso da influenze politiche. Lamenta, inoltre, che tale iniziativa sia stata condotta senza il consenso del consiglio di istituto e senza coinvolgere le famiglie, il che ha generato ulteriore discontento tra i genitori e il personale docente.
A supporto delle sue affermazioni, Sasso ha richiamato l’attenzione su come sia essenziale approvare il ddl Valditara, che prevede il consenso informato per temi non previsti nel piano formativo. Crede che solo in questo modo gli studenti possano essere ben tutelati contro potenziali tentativi di indottrinamento. Nelle sue dichiarazioni, ha affermato che se qualcuno desidera sostenere il programma di un partito o una certa ideologia, avrebbe dovuto farlo in un contesto appropriato, lasciando il contesto scolastico immune da tali dinamiche di parte.
Le ripercussioni sulla comunità scolastica
La controversia nata attorno a questo episodio non implica solo un dissenso tra studenti e docenti, ma coinvolge anche le famiglie e la comunità circostante. La popolazione scolastica ha iniziato a interrogarsi sull’importanza di un approccio educativo realmente imparziale e neutro, mentre le famiglie sono pesantemente impattate dalla crescente politicizzazione dei temi affrontati nelle aule. L’educazione civica, di per sé cruciale per la formazione di cittadini consapevoli e informati, potrebbe risultare compromessa dalla presenza di orientamenti politici espliciti o impliciti che possano influire sulla libertà di pensiero degli studenti.
Da più parti, ci si attende una riflessione più profonda su come implementare un dialogo sano e aperto riguardo a questioni politiche, con l’obiettivo di educare gli alunni in modo critico e non influenzato. Le istituzioni scolastiche hanno profondamente interesse a mantenere il prestigio e l’affidabilità educativa. L’appello alla chiarezza e all’accordo sui contenuti da trattare diventa sempre più urgente.