Nuove norme sulla sicurezza: esultanza per gli sgomberi, ma la vera questione abitativa rimane irrisolta
Il decreto legge Sicurezza del governo italiano mira a combattere le occupazioni abusive, ma solleva interrogativi sulla sua efficacia e sull’assenza di misure per affrontare l’emergenza abitativa e l’evasione fiscale.

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Negli ultimi giorni, il governo italiano ha annunciato con enfasi l’approvazione del decreto legge noto come Sicurezza, un provvedimento che ha suscitato animati dibattiti e reazioni contrastanti. Le dichiarazioni del presidente del consiglio e di altri esponenti del governo hanno esaltato il pronto sgombero di occupazioni abusive, proclamando che i “ladri di casa sono finalmente sgomberati in 24 ore” e che questa misura porterà i colpevoli dietro le sbarre per anni. Tuttavia, oltre alla retorica forte, c’è una realtà abitativa molto più sfumata che merita attenzione.
L’approvazione del decreto legge Sicurezza e le sue implicazioni
Il decreto legge Sicurezza, recentemente approvato, rappresenta un tentativo del governo di affrontare la questione della sicurezza abitativa e delle occupazioni abusive. Mentre il ministro Matteo Salvini ha espresso soddisfazione per la rapidità con cui si possono sgomberare le abitazioni occupate illegalmente, restano dubbi e interrogativi circa l’efficacia di un simile approccio. Soprattutto, si pone una domanda fondamentale: è davvero sufficiente un provvedimento punitivo per risolvere le complesse e profonde problematiche sociali che caratterizzano il settore abitativo italiano?
Da un lato, si potrebbe considerare che strappare via l’occupazione abusiva da un edificio renda più sicura la vita di alcuni cittadini. Dall’altro, è evidente che l’emergenza abitativa in Italia richiede non solo una repressione delle illegalità, ma anche maggiori investimenti e politiche sociali a lungo termine. Le soluzioni più efficaci potrebbero includere un sostegno agli affitti per le famiglie in difficoltà e l’incremento di alloggi a prezzi accessibili, misure già proposte da diverse forze politiche.
Un concreto problema di evasione fiscale nel settore degli affitti
Mentre il governo si concentra su sgomberi rapidi, cominciano a emergere in tutta Italia casi di evasione fiscale nel mercato degli affitti turistici. In un’operazione recente a Santa Margherita di Savoia, i finanzieri hanno ispezionato 68 strutture ricettive, rivelando gravi irregolarità, tra cui l’assenza della dichiarazione dei redditi sugli affitti. I proventi non dichiarati hanno superato i 100.000 euro, portando 53 soggetti a essere segnalati all’autorità giudiziaria. Questi risultati pongono in evidenza come il problema sia ben più ampio e che coinvolga non solo gli occupanti abusivi, ma anche i proprietari che, attraverso meccanismi di evasione, sottraggono risorse importanti alla collettività.
Allo stesso modo, a Perugia, ispezioni su 18 strutture hanno portato alla luce 9 violazioni significative. Tra queste, l’assenza di registrazione e la mancata esposizione del Codice Identificativo Nazionale hanno privato lo Stato di oltre 90.000 euro. Questi comportamenti non giovano solo all’erario, ma contribuiscono a mettere ulteriormente in crisi un sistema abitativo già fragilizzato dalla mancanza di vigilanza adeguata.
Un quadro complesso: la dualità delle politiche abitative del governo
Il governo, pur dimostrandosi severo nei confronti delle occupazioni abusive e degli inquilini morosi, sembra trascurare una sotterranea illegalità che prospera nel settore degli affitti. In un contesto dove si grida al ‘ladro‘ nei confronti degli sfratti per morosità, è sorprendente che manchi una forte denuncia contro i proprietari di immobili che evadono le tasse, operando in nero e riportando nei loro conti guadagni non dichiarati. Nonostante i risultati delle indagini da parte della Guardia di Finanza dimostrino un panorama di evasione significativo, il governo ha mantenuto un silenzio assordante.
Questa ambivalenza nella gestione della questione abitativa si manifesta in un trattamento differente a seconda dei gruppi che si vogliono colpire. Il contrasto ai poveri che si trovano in occupazione abusiva è chiaro, ma nel contempo vi è una indulgenza verso chi sfrutta la proprietà privata per il guadagno personale senza rispettare le normative fiscali. Questa strategia di comunicazione del governo si presenta erronea poiché ignora il fatto che coloro che evadono le tasse non sono “ladruncoli” ma soggetti che danneggiano profondamente il tessuto sociale e produttivo, sottraendo risorse necessarie per servizi e infrastrutture.
Il processo decisionale dell’esecutivo sembra quindi più orientato a trovare consenso immediato attraverso azioni repressive, senza affrontare le radici della crisi abitativa. In un Paese dove si tacciono le problematiche di una parte della proprietà, urge una riflessione profonda su come garantire un diritto fondamentale come quello alla casa, senza escludere nessuna categoria, ma operando con una equità di trattamento nelle politiche di controllo e rimozione delle irregolarità.