Nuovi dissuasori per la sicurezza: come il Parco naturale Adamello Brenta affronta la presenza di lupi e orsi
Il Parco naturale Adamello Brenta sperimenta dissuasori luminosi e acustici per migliorare la coesistenza tra esseri umani e grandi carnivori, proteggendo allevatori e animali domestici durante l’estate.

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L’attenzione su come gestire la coesistenza tra esseri umani e grandi carnivori, come lupi e orsi, sta crescendo in diverse aree del nostro paese. Nel cuore del Trentino, il Parco naturale Adamello Brenta ha avviato una sperimentazione innovativa durante questa estate, introducendo dissuasori luminosi e acustici. Questi strumenti rappresentano un tentativo interessante di mitigare l’influenza dei grandi predatori sulla vita quotidiana degli allevatori e dei residenti locali. Con il supporto di video che mostrano l’efficacia dei dispositivi, il progetto mira non solo a proteggere gli animali domestici, ma anche a garantire la sicurezza delle persone.
La sperimentazione dei dissuasori
All’interno del Parco naturale Adamello Brenta, due malghe sono state scelte come sedi per sperimentare dissuasori di ultima generazione. Questi dispositivi luminosi e acustici si sono dimostrati efficaci nel allontanare i grandi carnivori, come testimoniato da un video pubblicato dal Parco, in cui si osserva un lupo che fugge rapidamente dopo l’attivazione del dispositivo. La sperimentazione si svolgerà per tutta la stagione estiva, un periodo in cui maggiore è l’attività di questi animali, spesso in cerca di cibo.
L’implementazione di tecnologie di disturbo rappresenta un approccio nuovo e promettente. Mentre fino a oggi la gestione della presenza di lupi e orsi si era concentrata principalmente su metodi più tradizionali, come le recinzioni elettrificate, l’uso di dissuasori potrebbe rivelarsi una risorsa preziosa per gli allevatori. L’idea è di integrare diversi metodi di protezione per garantire un’efficace difesa degli animali da reddito e, nel contempo, tutelare la biodiversità.
L’importanza della coesistenza
La sfida di convivere con i grandi carnivori è una questione complessa che interessa non solo il Adamello Brenta, ma anche molte altre aree in cui questi animali vivono in habitat a stretto contatto con le comunità umane. “I dissuasori vanno pensati in aggiunta a tutte le altre misure che già conosciamo per gestire la presenza dei grandi carnivori,” afferma Matteo Viviani, direttore del Parco. Questo approccio integrato è fondamentale per garantire la sicurezza degli allevamenti e delle persone.
La presenza di animali selvatici nelle vicinanze dei centri abitati porta, spesso, a conflitti. Gli allevatori, preoccupati per la sicurezza dei propri animali, possono essere tentati di adottare misure drastiche per proteggere i propri investimenti, il che può portare a un’ulteriore diminuzione delle popolazioni di queste specie. Perciò, sviluppare soluzioni alternative e sostenibili è cruciale per promuovere un equilibrio tra la protezione dei mezzi di sussistenza umani e la conservazione della fauna selvatica.
La reazione delle comunità locali
La reazione da parte degli allevatori e delle comunità è variegata. Molti sono ottimisti riguardo alla possibilità di una convivenza più pacifica con i grandi carnivori, sostenendo che l’introduzione di dissuasori possa alleviare le preoccupazioni. Tuttavia, ci sono anche timori relativamente all’efficacia a lungo termine di questi dispositivi. Le comunità stanno seguendo con interesse l’esito di questa sperimentazione, che potrebbe rivoluzionare le modalità di interazione con i carnivori.
Il periodo estivo sarà cruciale per valutare l’impatto e la funzionalità di questi dissuasori. Le osservazioni e i dati raccolti aiuteranno a comprendere meglio la portata di questa iniziativa e se possa diventare una prassi comune nella gestione della fauna selvatica in altre regioni. La sperimentazione del Parco rappresenta un suggerimento concreto verso una gestione proattiva e responsabile della biodiversità.