Tre medici condannati per falso ideologico nel caso della morte di Astori: tutti i dettagli del processo
Il tribunale di Firenze condanna tre medici per falso ideologico nel caso di Davide Astori, rifiutando anche le richieste di risarcimento della famiglia, sollevando interrogativi sulla responsabilità sanitaria.

Tre medici condannati per falso ideologico nel caso della morte di Astori: tutti i dettagli del processo - Movitaliasovrana.it
La morte di Davide Astori, ex capitano della Fiorentina, continua ad avere sviluppi significativi nel campo giuridico. Recentemente, il tribunale di Firenze ha emesso sentenze nei confronti di tre medici coinvolti nel caso, accusati di falso ideologico. Le condanne hanno suscitato reazioni tra i familiari e i tifosi, portando alla ribalta questioni di affidabilità e responsabilità nel rilascio dei certificati di idoneità agonistica.
I medici condannati e le pene inflitte
Il tribunale ha condannato il Dott. Giorgio Galanti, ex direttore sanitario di medicina sportiva dell’ospedale Careggi di Firenze, a un anno di reclusione. Al Dott. Loira Toncelli e al Dott. Pietro Amedeo Modesti, quest’ultimo subentrato a Galanti nel suo ruolo, sono stati inflitti rispettivamente otto mesi di carcere. Le richieste della procura erano molto più severe: tre anni e sei mesi per Galanti, tre anni per Toncelli e un anno e quattro mesi per Modesti. Le difese degli imputati avevano chiesto invece l’assoluzione, portando avanti la tesi di una difesa robusta.
Questa condanna si colloca all’interno di un contesto giuridico più ampio, in cui un precedente procedimento, conclusosi con una pena sospesa di un anno per Galanti, aveva già mediato sui possibili errori commessi nel trattamento della salute di Astori. Si è deciso che i due certificati di idoneità agonistica rilasciati da Galanti non avevano avuto un’adeguata verifica degli accertamenti cardiaci che avrebbero dovuto essere necessari. L’ex calciatore è deceduto a causa di un arresto cardiaco nel 2018, evento che ha sollevato interrogativi sulla condotta dei medici coinvolti.
Le accuse e il contesto dell’inchiesta
Questo secondo processo è emerso come conseguenza di un’ulteriore inchiesta denominata per omicidio colposo, nella quale si cercava di far luce su possibili responsabilità dei professionisti sanitari. Al centro delle accuse viene messa in discussione la validità di un certificato medico, relativo a un esame cardiaco denominato “strain”, che era stato condotto il 10 luglio 2017 a Firenze.
Secondo l’accusa, il referto sarebbe stato falsificato e risulterebbe datato ancor prima o immediatamente dopo il 10 aprile 2019. Questo documento è stato considerato non presente nella cartella clinica di Astori al momento della sua morte. Tale mancanza ha sollevato gravi interrogativi sull’operato di Galanti, che avrebbe cercato di inserire il referto nella documentazione per supportare la sua difesa nell’ambito del primo procedimento.
Il pubblico ministero ha ritenuto che la mancanza di quel certificato fosse indicativa di una gestione poco trasparente e potenzialmente maldestra del caso. Con la sua mancanza nella cartella clinica al momento del decesso, è emerso un chiaro tentativo di alleggerire la propria posizione nel processo.
Il rigetto delle richieste di risarcimento
Durante il processo, oltre alle condanne penali, è emersa anche una questione economica rilevante per la famiglia di Astori. Il tribunale ha respinto le richieste di risarcimento avanzate dai familiari, inclusi la compagna Francesca Fioretto e la figlia Vittoria, oltre ai genitori e al fratello di Astori. Questa decisione ha sollevato ulteriore indignazione tra chi rappresenta la famiglia, che sperava in un riconoscimento economico della perdita subita.
La mancata concessione di un risarcimento è stata giustificata dal tribunale con l’assenza dell’aggravante del certificato fidefacente, che in fase di giudizio non è stato considerato sufficiente a giustificare danni morali e materiali. Questa scelta ha deluso molti, lasciando un senso di impotenza tra coloro che hanno subito il dolore della scomparsa del calciatore.
La questione della salute degli atleti e della responsabilità dei medici rimane una tematica calda nel dibattito pubblico, alimentando interrogativi su come garantire la sicurezza negli sport. Il caso di Davide Astori ha riacceso il dibattito, portando a un’analisi più approfondita sui protocolli medici riguardanti le iscrizioni agonistiche e le valutazioni sanitarie necessarie per atleti sotto stress e con impegni professionali intensi.